Le famose madeleines, i dolcetti di Combray, sono i pasticcini più famosi della letteratura europea. Perché il loro sapore e la loro fragranza diedero il via al romanzo “A’ la recherche du temps perdu”, in italiano “Alla ricerca del tempo perduto”. Marcel Proust è lo scrittore francese semplicemente più amato o odiato del mondo.
Ma di sicuro, queste frolle soffici e dorate non ne hanno merito o colpa. Ecco la ricetta migliore per farle da soli, selezionata in Francia tra le migliori di Combray, dagli Esperti di Cucina di ProiezionidiBorsa.
Ingredienti per cinque persone
Indice dei contenuti
a) 180 grammi di burro;
b) 180 grammi di zucchero;
c) cinque uova;
d) 180 grammi di farina;
e) un cucchiaio di essenza di fiori d’arancio.
Finalmente svelata la ricetta dei dolcetti di Combray, i più famosi della letteratura europea
Far ammorbidire in una terrina il burro, lavorandolo con una frusta insieme con lo zucchero. Quando si ottiene un composto omogeneo, incorporare cinque tuorli, uno alla volta. Nel frattempo, si montano a neve ben ferma due albumi. Uniamoli ora al composto, con delicatezza, insieme alla farina.
Il segreto di questi dolcetti è l’essenza di fiori d’arancio
Amalgamare bene l’impasto, profumandolo con l’essenza di fiori d’arancio. Va ora apposto negli appositi stampini per madeleines, a forma di conchiglia, che devono essere in silicone o in metallo antiaderente. Altrimenti andranno ben imburrati e infarinati. Portare il forno a 180 gradi e cuocere per 15-20 minuti circa, coprendole magari con un pezzo di alluminio perché non scuriscano, ma rimangano soffici e dorate. È indispensabile aspettare che si raffreddino bene prima di sfornarle.
E ora serviamole col thè di tiglio
Finalmente svelata la ricetta dei dolcetti di Combray i più famosi della letteratura europea. A questo punto bisogna assolutamente servire le madeleines, come spiega lo scrittore nel romanzo, con il thè di tiglio, perfetto per far sparire i crampi notturni.
Basta il dolce profumo che si sprigiona quando la madeleine viene immersa nella tazza, perché il naso inventi una via d’ingresso nella memoria. Perché il passato, soggettivo, intimo, torni alla mente senza controllo, senza freno, da riassaporare con ingenuità. Chissà se succede davvero.