Come cantava Pino Daniele “Ogni scarrafone è bello a mamma soja”. Questo per evidenziare come la bellezza dei propri figli non sia un problema per una mamma. Che penserà sempre che le sue sono e saranno sempre le creature più belle dell’universo.
Però, a parte l’amore di mamma, la bellezza è certamente un fatto soggettivo. Come dice il famoso adagio “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Anche se quello di sentirsi brutti a 30 anni o a 40 anni è un problema che hanno in tanti.
La dismorfofobia in età adulta è qualcosa che non dovremmo mai trascurare
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Come, a volte, sottolineano anche gli psicologi, sentirsi brutti non è tanto la conseguenza dell’aspetto fisico, ma uno star male con se stessi. E non è un fatto da trascurare. Perché questa sensazione di sentirsi brutti e inadatti potrebbe essere una patologia, detta dismorfofobia o anche disturbo da dismorfismo corporeo. In pratica, ci si sentirebbe sempre pieni di difetti fisici che, il più delle volte, sarebbero del tutto immaginari.
Ed è importante capire se si ha questa patologia. Attraverso dei precisi sintomi. Ad esempio, avere un rapporto conflittuale con lo specchio. Ovvero, evitando di specchiarsi o, all’opposto, continuare a guardarsi per verificare se sia tutto ok. Evitare stanze con troppa luce per paura che questa metta in evidenza i nostri difetti. Eccedere con l’uso di trucco o accessori per celare parti del nostro corpo. Prestare una cura ossessiva al corpo, al di là della normale routine. Ad esempio, con un ossessivo controllo del nostro peso forma.
Anche la vigoressia femminile è una patologia che andrebbe tenuta sotto controllo
Non andrebbe trascurata neanche la vigoressia, che è una forma particolare di dismorfofobia e riguarda l’eccessiva cura del proprio corpo. In particolare, continuando a paragonare il proprio con quello degli altri. Il che manderebbe in crisi se dovessimo saltare un allenamento, al punto di compromettere anche le relazioni personali e famigliari. Insomma, il sentirsi inadeguati, dal punto di vista della bellezza fisica, non è un problema secondario. Non a caso, impazzano anche, in tempo di crisi, i cosmetici fai da te, come alcuni potenti antirughe naturali.
In ogni caso, potremmo divertirci con un test. Finalmente scoperto il metodo per capire se siamo belli o brutti, come ha dimostrato questo stratagemma che ha fatto tendenza anche sui social network. In pratica, ecco come dovremmo fare. Prendiamo il nostro dito indice e dobbiamo posizionarlo, esattamente, sopra il naso e il mento. Qual è lo scopo di questo gesto? Scoprire se le labbra, sotto, finiscono per toccarlo.
Finalmente scoperto il metodo per capire se siamo belli o brutti, ma senza che diventi un’ossessione o una patologia
Se la risposta fosse affermativa, ovvero se il nostro dito indice, posizionato sopra naso e mento, finisce per toccare le labbra, allora saremmo considerati belli. Un test che è stato partorito dalla Cina e che, come spesso succede con questi giochini, ha fatto subito impazzire i social network. E se il dito non dovesse toccare le labbra sotto? La risposta più seria è “non importa”. Non è certo un simile test a dover stabilire la nostra bellezza.
Ovviamente, questa prova di bellezza non è casuale e se ci dovessimo chiedere il perché di questo gesto, la risposta si basa su due numeri. Ovvero il rapporto 3.1. Che è quello che, in un certo senso, va a ricalcare quello che fanno i chirurghi estetici per creare un profilo perfetto. Che, secondo questa teoria che proviene dalla Cina, dovrebbe dimostrare che naso, mento e bocca siano sulla stessa linea. Ovviamente, qualsiasi chirurgo estetico potrebbe confutare la validità di questo test casalingo. Troppo generico e adattato a tutti per avere una validità, per così dire, universale. Non è certo così che si può dimostrare l’ideale di bellezza a cui aspirare. Insomma, se vogliamo divertirci, allora il Beauty and Ugliness Identification Method potrebbe fare al caso nostro, senza dimenticare quanto sia semplicistico per stabilire chi sia bello e chi no.