Finalmente da oggi i soldi dello stipendio non serviranno più per pagare le tasse ma non si tratta di una bella notizia

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Gran parte della vita e della giornata viene impiegata per portare a casa lo stipendio a fine mese. Specie in quest’anno in cui i prezzi stanno aumentando da paura mentre il netto in busta paga è stabile. Fanno eccezione questi fortunati pensionati, che a luglio riscuoteranno un ricco vitalizio grazie a 3 emolumenti.

Le voci di spesa mensile non si contano. Fitto o mutuo, spese condominiali e utenze domestiche, poi la spesa alimentare e le uscite dirette e indirette legate ai trasporti. Poi ci sono le spese i figli a scuola, gli sport e gli hobby, le spese per abbigliamento, le uscite, quelle legate ai viaggi, etc.

Martedì 7 giugno è il tax freedom day

Poi ci sono le tasse, che da gennaio a dicembre colpiscono puntualmente i contribuenti. Altrettanto lungo, frastagliato e variegato è il novero dei versamenti fiscali nel corso dei 365 giorni. Dall’IVA all’IRPEF, dalla TARI all’IMU, dai contributi previdenziali all’IRAP, la lista dei tributi è davvero impressionante.

Al riguardo, la CGIA di Mestre ha condotto uno speciale calcolo tra italiani e Fisco. In pratica ieri, lunedì 6 giugno, gli italiani hanno finito di versare tasse e contributi allo Stato e da oggi, martedì 7, lavorano per sé. Si tratta del c.d. tax freedom day, ossia il giorno di liberazione fiscale.

In sostanza è un giorno ipotetico per stimare quanta parte dell’anno servano per pagare il Fisco. Un’attesa durata 157 giorni, partendo dal 1° gennaio e considerando anche i sabati e le domeniche. Rispetto all’anno scorso l’appuntamento arriva con un giorno di anticipo, una magra consolazione. Ad ogni modo, finalmente da oggi i soldi dello stipendio saranno idealmente spesi solo per i propri bisogni.

Il metodo di calcolo seguito dalla CGIA di Mestre

Per individuare la data del giorno di liberazione fiscale, la CGIA di Mestre ha seguito un preciso metodo di calcolo. Ha preso il PIL stimato per l’anno in coso e ne ha calcolato una media giornaliera, festivi e prefestivi inclusi.

Poi ha sommato il cumulo di imposte, tasse e contributi previdenziali che i percettori di reddito verseranno nei 365 giorni.

Infine ha rapportato le due grandezze e stimato in tal modo il tax freedom day.

Finalmente da oggi i soldi dello stipendio non serviranno più per pagare le tasse ma non si tratta di una bella notizia

Laddove ce ne fosse mai bisogno, anche questo calcolo testimonia l’ingente peso delle tasse che grava sugli italiani. Anche se, a onor del vero, quest’anno pesano sui valori sia la forte crescita del PIL, sia l’aumento dell’inflazione. Cioè non si tratta di un aumento dovuto a un inasprimento della pressione fiscale da parte del Governo.

A ogni modo, ci sono tre ragioni per non essere completamente felici del tax freedom day.

Il primo è che nell’UE a 27 peggio di noi fanno solo pochi altri Stati. Nel 2021 il giorno di liberazione è arrivato dopo solo in Svezia (160 giorni), Austria (160 giorni), Belgio (164 giorni) Francia (172 giorni) e Danimarca (176 giorni).

La seconda è che il trend medio dei giorni di lavoro necessari per pagare le tasse non è affatto in discesa. Infine va detto che nel 2022 lo Stato incasserà quasi 40 miliardi di euro, in parte anche per via dell’inflazione. L’aumento dei prezzi, infatti, gonfia la base imponibile dei beni e servizi su cui si applicano imposte indirette come l’IVA, per esempio.

Finalmente da oggi i soldi dello stipendio potranno essere usati anche in questo modo.

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