FED, niente taglio dei tassi: l’incertezza economica aumenta, ma Wall Street spera nel rimbalzo

FED, niente taglio dei tassi: l’incertezza economica aumenta, ma Wall Street spera nel rimbalzo

C’era grande attesa per la decisione della FED (la Banca Centrale degli Stati Uniti d’America) su un eventuale taglio dei tassi di interesse. Nella giornata di mercoledì 19 marzo, la Federal Reserve ha comunicato che i tassi rimarranno invariati al 4,25% e al 4,50%.

Nessun colpo di scena, dunque, visto che già nel mese di gennaio l’Istituto aveva stabilito per l’invariabilità dei Fed Funds, giustificando la mossa con il potenziale scompiglio economico derivante dall’imposizione dei dazi da parte del Presidente Donald Trump.

Nel Dot Plot (il documento che contiene le previsioni dei banchieri sui tassi futuri), tuttavia, si contempla l’ipotesi di ulteriori due ribassi entro la fine dell’anno, da 25 punti basi ciascuno, di due tagli nel 2026 di circa mezzo punto percentuale complessivo e di un’ultima riduzione nel 2027 da 25 punti base.

“I dazi hanno alzato l’inflazione”, le parole del Presidente della FED

La seduta della FED è stata incentrata anche su un altro tema cruciale: i dazi. La politica economica dell’Amministrazione Trump sembrerebbe aver sortito i primi effetti sull’innalzamento dell’inflazione. Al momento, come ha specificato il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, è complicato valutare questo dato con precisione.

“I dazi hanno alzato l’inflazione”, le parole del Presidente della FED

“I dazi hanno alzato l’inflazione”, le parole del Presidente della FED

Il banchiere ha, però, sottolineato che l’inflazione sui beni ha certamente subito una variazione negli ultimi due mesi e la causa principale di questo fenomeno sarebbe da rinvenire proprio nelle nuove imposte daziali.

“L’economia statunitense è complessivamente forte, ma i dati indicano una elevata incertezza economica. Nessuna fretta sui tassi, possiamo permetterci di aspettare per maggiore chiarezza. Sarà molto difficile avere una valutazione precisa di quanta inflazione arrivi dai dazi, ma ci lavoreremo per capirlo il meglio possibile”.

FED e mercati azionari: le conseguenze delle decisioni della Banca Centrale sui principali indici

Per quanto riguarda il pericolo recessione, Powell ha dichiarato che questo rischio non sussiste e che la situazione sembrerebbe stabile e sotto controllo. È, tuttavia, innegabile che le decisioni della FED e le parole del suo Presidente siano destinate ad avere un impatto anche sui mercati.

FED e mercati azionari: le conseguenze delle decisioni della Banca Centrale sui principali indici

FED e mercati azionari: le conseguenze delle decisioni della Banca Centrale sui principali indici

Nella seduta di ieri, il dollaro ha visto una risalita (con l’euro a 1,08) e Wall Street ha chiuso con i principali titoli azionari in verde: il Dow Jones ha guadagnato lo 0,92%, l’S&P 500 l’1,08%, il Nasdaq l’1,41%.

Ma quali sono le aspettative future? Innanzitutto, bisognerà capire se la Borsa statunitense riuscirà a reagire al fortissimo trend al ribasso dell’ultimo mese, che ha visto l’S&P 500 perdere in totale l’8,6% rispetto al mese di febbraio e il Nasdaq il 13% (soprattutto a causa della crisi del settore tecnologico).

Una buona parte degli analisti e degli investitori è scettica sulla ripresa del mercato azionario statunitense e penserebbe a una deviazione dei propri investimenti verso altre piazze globali, come quelle asiatiche. I dubbi sulla crescita delle società americane sono molto elevati e, in mancanza di rassicurazioni e di certezze su futuri tagli ai tassi, le perdite potrebbero accentuarsi.

Occhio all’obbligazionario e al dollaro!

La politica monetaria della FED avrà conseguenze anche sull’obbligazionario e sul Foreign Exchange. Per i Treasury, eventuali restrizioni potrebbero portare un ulteriore innalzamento della curva, soprattutto sulle scadenze correlate ai tassi, in caso di mancate riduzioni nel breve termine.

Per quanto riguarda il dollaro, per gli analisti potrebbe esserci un rimbalzo dopo l’ultimo deprezzamento, soprattutto in caso di variazioni della forward guidance (che, però, al momento sarebbero un’ipotesi rarissima e quasi impossibile). Per vedere una ripresa dell’economia statunitense servirebbero conferme da parte dei prossimi dati macro. Se questi ultimi non dovessero essere incoraggianti, la paura recessione potrebbe diventare più concreta e il dollaro potrebbe essere penalizzato rispetto alle altre valute.

Le informazioni riportate in questo articolo sono a scopo divulgativo e non devono essere intese come raccomandazioni o suggerimenti d’investimento. I dati sono ottenuti da fonti considerate affidabili. Tuttavia, la loro accuratezza, completezza o affidabilità non possono essere garantite.

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