Eventi climatici estremi, spiegazioni scientifiche e prospettive giuridiche

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Malauguratamente l’Italia si trova ricompresa tra eventi climatici estremi, trombe d’aria, tornadi e grandine al nord, e temperature elevate ed incendi al sud. In questo articolo intendiamo affrontare due aspetti controversi dell’intera vicenda. Quali le cause più probabili e, a tale riguardo, quali prospettive si aprono con l’ipotesi di un reato di negazionismo?

Cause della tropicalizzazione del clima: tesi a confronto. La scuola antropica

Rispetto ad alcune proiezioni climatologiche, stiamo assistendo, in anticipo anche di molti anni, ad una vera e propria tropicalizzazione del clima. Dove per tropicalizzazione intendiamo una condizione climatica, che comporta come non più eccezionali, anzi, caratterizzati da una certa frequenza, eventi estremi, come tornadi, grandinate intense, ma anche termperature oltre determinati limiti. Anche in aree tradizionalmente caratterizzate da clima temperato.

Ne sono un esempio gli eventi di questi giorni.

Quanto alle cause di questo fenomeno di tropicalizzazione, peraltro non riguardante solo l’Italia, si scontrano due principali scuole di pensiero.

Da un lato si ritiene che causa principale del surriscaldamento globale e di eventi climatici estremi, riconduca al fattore umano. Quanto sostengono i fautori della cosiddetta teoria antropica.

L’uomo, soprattutto con le attività implicanti dispendio di energia, causerebbe effetto serra ed immissione di eccessiva energia nelle parti basse dell’atmosfera, e questo causerebbe eccessivo riscaldamento e fenomeni dotati di energia oltre limiti statisticamente sinora conosciuti anche in aree dal clima tradizionalmente temperato.

La scuola variabile indipendente

Per contro, altri studiosi ritengono che non sia, se non in minima misura, attribuibile all’uomo la tropicalizzazione del clima. Questi studiosi vengono denominati negazionisti dagli avversari della scuola antropica, ma da parte loro non viene negata la tropicalizzazione climatica, ma solo il rapporto eziologico, ossia tra cause ed effetto, tra attività umane ed eventi climatici. Preferibile, quindi, parlare di scuola della variabile indipendente.

Chi ha ragione?

Pur non volendo dire una parola definitiva su una annosa questione, oltre modo articolata e complessa, a nostro modo di vedere il fenomeno climatico non può essere ricondotto a studi troppo limitati nel tempo. Pare infatti logico pensare che vadano ricompresi almeno periodi, in cui l’attività industriale non esisteva, o quanto meno non ai livelli attuali. E, se non una prova con efficacia al 100%, ma quanto meno indiziaria, dovrebbe ricondurre ad un confronto tra due fasi diverse, quella in cui l’attività economica, ed in particolare industriale, ha conosciuto particolari sviluppi e quella in cui, invece, tale attività ha conosciuto un decremento.

Studi in tal senso sono stati fatti, ma le risultanze non paiono dar ragione alla scuola antropica. Infatti, se i ragionamenti di tale scuola di pensiero fossero supportati da prove relative ad eventi climatici, avremmo dovuto assistere ad un innalzamento della temperatura, ad esempio, nel caso di incremento dell’attività industriale, e ad un decremento, invece, in caso di decrescita delle attività industriali.

A tale riguardo, va invece notato che eventi e dati osservati a partire dal diciannovesimo secolo hanno dimostrato correlazione inversa o assenza di correlazione tra i due fenomeni, dando quindi, almeno apparentemente, ragione ai sostenitori del cosiddetto negazionismo.

Anche se una parola definitiva ancora non può probabilmente essere detta.

L’ipotesi di un reato di negazionismo climatico

Un esponente politico di primo piano nelle battaglie ambientaliste, Angelo Bonelli, ha avanzato in questi giorni l’ipotesi di introdurre il reato di negazionismo climatico.

Si tratterebbe di sanzionare penalmente coloro che sostengono la tesi della negazione di un rapporto di causa ed effetto tra attività umane e clima. Senza entrare nel merito degli argomenti delle diverse scuole di pensiero (una nostra opinione si trova in un precedente paragrafo) ci domandiamo, in primis, se tale ipotesi sarebbe costituzionale.

E, francamente, non ci viene in mente che una risposta negativa, in quanto ipotesi contraria a quella libertà di opinione, che costituisce uno dei valori fondanti e cardine del nostro assetto costituzionale.

Ma, anche a prescindere da tale aspetto, vorremmo dire che la fondatezza o meno di una tesi scientifica può basarsi solo su specifiche motivazioni, certo non sul consentirle o vietarle in forza di un atto legislativo. Peraltro prassi che riconduce alla mente ben altri regimi e, per l’Italia, altre epoche. Questa prassi a noi pare peraltro tipica di chi tema di non aver, a sostegno delle proprie tesi, argomentazioni sufficienti a suffragarle, così che non rimanga che vietare le tesi avversarie con un atto d’imperio normativo.

Eventi climatici estremi, spiegazioni scientifiche e prospettive giuridiche: conclusioni

Al pari di altri ambiti dello scibile umano, anche gli eventi climatici sono oggetto di studi articolati e complessi, che non consentono ancora una parola definitiva circa il rapporto di causa ed effetto che li riguarda. Continua quindi un dibattito, che si deve nutrire di studi e sperimentazioni, non certo di dogmatismo culturale, supportato da atti di imperio normativo. Altrimenti rischieremmo di tornare all’epoca del positivismo scientifico ottocentesco, corrente di pensiero che riteneva la scienza indenne da qualsiasi errore e nuovo dogma da far sottoscrivere all’intera umanità.

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