I fringe benefit rientrano, insieme ai flexible benefit, nell’ampia sfera del c.d. welfare aziendale. Si tratta di una visione strategica e filosofica aziendale attraverso cui mirare a curare il benessere dei dipendenti e dei collaboratori. L’investimento in capitale umano produce spesso l’effetto di una maggiore produttività lavorativa. In quest’ambito ricadono dunque le esenzioni raddoppiate e vantaggi in busta paga: fringe benefit, ecco le novità 2020.
Flexible benefit e gli elementi distintivi
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I flexible benefit sono somme in danaro, servizi o beni erogati, che qualcuno definisce come il carrello della spesa a cui il dipendente attinge. Si tratta in sostanza di forme alternative di retribuzione flessibile. Tre gli elementi distintivi che li caratterizzano:
a) il primo è che non nascono da contratti individuali, ma da accordi, da regolamenti, e sono offerti alla generalità di categorie di dipendenti;
b) il secondo è che vengono erogate dal datore di lavoro;
c) infine ciò che li contraddistingue sono le finalità stesse perseguite. Con essi, infatti, si mira all’istruzione del dipendente o dei suoi familiari, all’assistenza sanitaria, etc.
Il loro regime fiscale
Non rientrano nel reddito imponibile per il dipendente e sono detassati. Non ci saranno cioè trattenute fiscali e contributive a carico del lavoratore. Il datore di lavoro dal canto suo non dovrà corrispondere i contributi previdenziali. Ciò avviene in caso di:
a) assistenza sanitaria integrativa a favore del dipendente e nei casi previsti dei familiari, non tassabile fino ad 3.615,20 euro;
b) somministrazioni di vitto sotto forma di mense aziendali, buoni pasto o voucher. Ricordiamo che vi è stato un recente innalzamento della soglia non tassata, passata da 7 a 8 euro, ma solo per i buoni pasto elettronici. Nel caso dei buoni pasto cartacei si è assistiti invece ad una manovra inversa, ossia un taglio della soglia non tassata, passata da 5,29 a 4,00 euro;
c) prestazioni di trasporto presso la sede di lavoro, fornito dal datore di lavoro anche per il tramite di vettori terzi. È ricompreso il trasporto pubblico, scelta che in tal caso comporta l’acquisto di un abbonamento.
d) prestazioni che riguardano l’educazione, l’istruzione, l’assistenza sociale del dipendente e dei suoi familiari.
Esenzioni raddoppiate e vantaggi in busta paga: fringe benefit, ecco le novità 2020
I fringe benefit sono invece di specifica previsione contrattuale, quindi disciplinati all’interno del contratto individuale. Sono definiti anche compensi in natura, come i buoni spesa o carburante, il telefono cellulare, il portatile, il tablet, l’alloggio, la concessione di prestiti. Sono benefici al dipendente che aumentano di fatto il valore della sua retribuzione. Perciò sono conteggiati nel reddito lordo del lavoratore e normalmente tassati. Il valore da attribuire a questi beni ricevuti e servizi usufruiti, per il conteggio delle tasse, avviene attraverso la regola del valore nominale (articolo 51 comma 3 del TUIR). La tassazione di questi fringe benefit, in quanto reddito da lavoro dipendente, avviene direttamente in busta paga. E questo sulla base del principio tributario dell’omnicomprensività.
Il datore di lavoro calcolerà a monte e decurterà la retribuzione delle tasse a carico del lavoratore, operando la ritenuta alla fonte. Dovrà però anche determinare correttamente i contributi previdenziali da corrispondere. La novità, valida per l’anno di imposta 2020, è stata stabilita dal decreto legge 104 in vigore dallo scorso agosto. In esso si è stabilito il raddoppio dell’esenzione fiscale per i fringe benefit. La soglia di esenzione passa in tal modo da 258,23 a 516,46 euro annui, con un vantaggio in busta paga che vedrà una riduzione della ritenuta a monte.