Erano oltre 20 anni che il petrolio non viveva un rialzo così profondo e duraturo. Le quotazioni, infatti, hanno chiuso il settimo trimestre consecutivo al rialzo. Un evento che non accadeva dal 2000 quando si concluse un trend rialzista iniziato nel 1998. Diverso, invece, è il rialzo che ha caratterizzato i due periodi. Nel primo caso il rialzo dai minimi precedenti era stato del 250%, per il movimento in corso, invece, fino ad ora il rialzo è stato di oltre il 1200%.
Poiché la storia quasi sempre ci indica la strada da seguire, riportiamo quanto accaduto nel 2000 a conclusione del lungo rialzo di 7 trimestri. In questo caso le quotazioni hanno perso oltre il 50% dai massimi in 5 trimestri, ma successivamente è partito un rialzo di circa l’800%.
Prima di discutere le implicazioni dell’analisi grafica sull’anno che verrà, però, riportiamo brevemente quelle che potrebbero essere le cause alla base di forti movimenti nel corso del 2022.
Nel corso del 2021 i principali movimenti al ribasso sono stati scatenati dalla recrudescenza della pandemia, in particolare dalla comparsa della variante Omicron. Tuttavia, la scoperta che la nuova variante è meno letale, soprattutto grazie alla diffusione dei vaccini, ha provocato un immediato recupero delle quotazioni.
Per il 2022, quindi, la pandemia, alla luce delle conoscenze attuali, non dovrebbe condizionare molto l’andamento del prezzo del petrolio. Più importante sarà la politica che vorrà seguire l’OPEC+.
L’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e gli alleati tra cui la Russia si incontreranno all’inizio della prossima settimana per decidere i livelli di produzione per febbraio. Il gruppo ha gradualmente ripristinato la capacità produttiva dopo la riduzione dei mesi scorsi, di solito con incrementi mensili di 400.000 barili al giorno.
La stagionalità del petrolio
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In attesa delle decisioni dei paesi produttori andiamo ad analizzare il quadro di lungo periodo. Prima, però, nel grafico seguente mostriamo anche la stagionalità del petrolio. Notiamo come il mese di gennaio, insieme a settembre e ottobre, sia quello con la probabilità minore di vedere la chiusura mensile superiore all’apertura.
Erano oltre 20 anni che il petrolio non viveva un rialzo così profondo e duraturo. Le previsioni sull’oro nero per il 2022 secondo l’analisi grafica
Il petrolio (prezzo in tempo reale) ha chiuso la seduta del 31 dicembre a quota 75,21 dollari in ribasso del 2,31% rispetto alla seduta precedente. La settimana si è chiusa con un rialzo dell’1,92% rispetto alla chiusura settimanale precedente.
Dal punto di vista del time frame settimanale, nulla è cambiato rispetto a quanto scrivevamo settimana scorsa. Per il rialzo di lunghissimo, periodo, invece, sarà decisiva la prossima chiusura trimestrale. Come si vede dal grafico, infatti, le quotazioni, come già accaduto nel 2018, sono state frenate in chiusura di trimestre dalla resistenza in area 76,77 dollari.
Considerando anche quanto accaduto oltre 20 anni fa e la stagionalità del petrolio, riteniamo che lo scenario più probabile sia quello che vede una discesa delle quotazioni a gennaio, anche fino in area 57,35 dollari, prima di una forte ripartenza al rialzo verso gli obiettivi indicati in figura.
Solo una chiusura trimestrale inferiore a 57,35 dollari farebbe invertire al ribasso la tendenza in corso.