La stagione d’oro dei rendimenti su buoni fruttiferi e titoli di Stato forse è definitivamente passata. Nel secolo scorso i titoli lunghi offrivano interessi davvero lusinghieri e utili per raddoppiare il capitale di partenza nel giro di pochi lustri. Oggi quei tassi sono semplicemente un lontano ricordo. Per avere in portafoglio strumenti del reddito fisso con rendimenti sopra la media occorre alzare l’asticella del rischio. Al riguardo, per esempio, ecco un titolo di Stato diverso dal BTP Italia utile per guadagnare il 6% per i prossimi 6 anni.
Rischio e rendimento
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Il rendimento è in genere una funzione positiva del grado di rischio assunto. Infatti le due variabili si muovono nella stessa direzione: quando sale una e aumenta l’altra e viceversa. Tuttavia, mentre il rendimento è misurabile non altrettanto vale per il rischio, che include anche elementi di percezione personale. Ad esempio per alcuni risparmiatori sono rischiosi anche i più comuni strumenti del reddito fisso rispetto alla “sicurezza” della liquidità.
Ad ogni modo, un prodotto finanziario con rendimento maggiore a quella che sembrerebbe essere la media di mercato andrebbe percepito come più rischioso. In economia, infatti, il rischio è il prezzo che uno è disposto a pagare nella speranza di conseguire un guadagno sopra la media. Pensiamo a chi corre il rischio d’impresa rispetto a chi predilige il lavoro alle dipendenze altrui. Ancora, pensiamo al rischio finanziario rispetto alla scelta di chi decide di restare liquido.
I titoli di Stato
Tra i prodotti a disposizione sul mercato, i titoli di Stato rientrano nella categoria del reddito fisso (utili, per esempio, per chi vuole spostare i soldi dal c/c). L’emittente s’impegna al rimborso del capitale a scadenza e a riconoscere un interesse per tutta la durata dell’investimento. Le date di stacco cedole sono note al momento dell’emissione e grazie ad esse il risparmiatore può assicurarsi un flusso di rendite periodiche.
Il regime fiscale su questi strumenti è generalmente agevolato, dato che la ritenuta fiscale è al 12,50% mentre altrove si colloca spesso al 26%.
Invece i principali rischi delle obbligazioni di Stato riguardano principalmente il rendimento, le oscillazioni di prezzo, il rischio emittente e quello di mercato. Si tratta di elementi cruciali da ponderare al meglio al fine di garantirsi un adeguato e accettabile rapporto rischio-rendimento.
Ecco un titolo di Stato diverso dal BTP Italia utile per guadagnare il 6% per i prossimi 6 anni
Consideriamo adesso un titolo di Stato emesso dalla Romania nel settembre dello scorso anno. Si tratta del bond con codice ISIN XS2538441598 emesso in euro (nessun rischio cambio, quindi) e scadenza fissata al 27 settembre del 2029. In sostanza il titolo ha una durata residua di altri 6 anni e quasi 5 mesi.
Il titolo ha una cedola lorda del 6,625% (periodicità annuale), pari a quasi il 5,8% netto annuo. Niente male, insomma, considerato che i BTP pari durata emessi nell’autunno dell’anno scorso non offrivano affatto cedole similari.
Venerdì il bond ieri ha chiuso le contrattazioni al prezzo di 103,40 centesimi, pertanto il rendimento effettivo netto annuo a scadenza del 5,206%. Per avere un termine di raffronto pensiamo che titoli pari durata emessi dal Governo italiano rendono all’incirca 2 punti percentuali in meno. Come mai?
La ratio sta nel maggior rischio insito nello strumento, ovviamente. Nello specifico si tratta di fattori endogeni ed esogeni. I primi attengono ai conti pubblici e all’economia interna del Paese. I secondi invece, alla lunga linea di confine con il conflitto in corso in Ucraina.
Insomma, questo titolo accresce certamente lo yield di portafoglio, ma anche il grado di rischio a cui ci si espone.