Ecco un titolo di Stato buono per spostare i soldi dal conto o dal libretto e incassare interessi per i prossimi 5 anni

Un titolo di Stato per un buono investimento-proiezionidiborsa.it

Denaro liquido fermo sul conto? “No, grazie”, sembra essere questa la risposta dominante del 2023 per migliaia di risparmiatori stanchi di vedere la liquidità “maltrattata”. Ossia non remunerata se tenuta in forma libera sui principali strumenti di risparmio e/o pagamento, vale a dire c/c e libretto, fosse postale o bancario poco cambia. La parola d’ordine è investire, nei modi, tempi e strumenti ritenuti più congeniali. Al riguardo, ecco un titolo di Stato buono per spostare i soldi dal conto o dal libretto e incassare interessi per i prossimi 5 anni.

Un classico strumento del reddito fisso in cui l’emittente s’impegna al rimborso del valore nominale iniziale, ossia 100. Un valore che, è bene rimarcarlo, potrebbe coincidere, come no, con il proprio prezzo di carico. Ancora, un altro vantaggio del sottoscrittore è quello di sapere a priori quale sarà il flusso dei rendimenti attesi dal principio alla fine.

Perché spostare oggi i soldi sui titoli di Stato?

In ossequio al principio del panta rei, dopo anni di vero e proprio letargo per i sovereign bond è rispuntato, forte, l’interesse dei risparmiatori. Un discorso che si rafforza ulteriormente nel caso degli emittenti periferici, ossia degli Stati con rating inferiori rispetto ai Paesi con carte molto in regola. Vale a dire Germania, Francia, Regno Unito, Austria e Svizzera per restare in Europa o USA, Canada e Australia al di fuori del Vecchio Continente.

Si sa, il rendimento sale lì dove il rischio aumenta. Un conto è prestare i soldi a Stati con economie robuste e debiti pubblici sotto controllo, altro paio di maniche è darli a chi fatica a inseguire i primi della classe e ha debiti extra large. In quest’ultimi casi il mercato pretende giustamente di più per prestargli i soldi. Considerazioni che vanno fatte per forza a priori per non doversi pentire poi della scelta fatta.

Il BTP con scadenza il 1° agosto 2028

Prendiamo ora il caso di un BTP di media durata la cui scadenza è prevista per il 1° agosto 2028 (ISIN IT0005548315), ossia tra 5,02 anni circa. Un titolo peraltro abbastanza giovane (quasi coetaneo del BTP Valore), considerato che il MEF ha emesso il bond il 1° giugno scorso, cioè poco meno di 60 giorni fa.

La cedola non è male, considerato che il Tesoro paga il 3,80% lordo annuo sul valore nominale di 100, il 3,325% netto annuo. È tanto, è poco o può dirsi così così? Tutto è relativo!

Nei suoi 2 primi mesi di vita il corso del titolo ha oscillato intorno al valore di 100. Per l’esattezza, il corso minimo e massimo del bond si collocano rispettivamente a 99,17 e 102,48 centesimi. Ieri il titolo ha chiuso le contrattazioni al prezzo di 100,51 centesimi, un po’ sopra la pari. Anzi, dalle prime settimane di contrattazioni sembra che il bond abbia in pancia i germi giusti per correre. Di quanto? Di certo non farà km e km di strada, data la durata complessiva del bond e l’inflazione ancora alta per i prossimi mesi. Ad ogni modo la cedola relativamente robusta in rapporto agli anni residui sembra piacere al mercato, che non ha affatto zavorrato il corso del bond.

Ecco un titolo di Stato buono per spostare i soldi dal conto o dal libretto e incassare interessi per i prossimi 5 anni

Ipotizziamo ora di voler sottoscrivere 10mila € di valore nominale sullo strumento. A questi corsi di mercato servirebbero all’incirca 10.060 € (credito d’imposta: 0,06%) per tener conto anche delle commissioni bancarie. Quanto renderebbero da qui a scadenza? Ipotizzando di acquistarlo a questi prezzi, il rendimento effettivo netto annuo si aggirerebbe sul 3,25% circa. In soldoni, all’incirca 1.600 € netti in 5 anni.

Di nuovo: sono tanti, sono pochi o potrebbero bastare? Tutto è relativo! In realtà non sono né tanti né pochi. Sono semplicemente tarati al mix rischio-durata-contesto di mercato. Sapere prima per non pentirsi poi, vale sempre la solita regoletta!

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