A volte capita di avere sul conto corrente giacenze di una certa rilevanza. Il concetto di “rilevanza” è di per sé molto relativo. Possono esserlo, ad esempio, 30mila euro su un c/c con un saldo medio di poche migliaia di euro. Oppure 300mila su un conto la cui giacenza media è sui 10 o 20 o 30mila euro. Tutto è relativo, insomma.
Le possibili fattispecie che possono generare una grossa liquidità
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La situazione può derivare ad esempio da una eredità sopraggiunta, dalla vendita di un immobile o una vincita al gioco. Oppure da una plusvalenza, dalla liquidazione di una quota societaria, dall’accredito del TFR, etc.
Spesso si tratta di fattispecie più o meno eccezionali, che nell’immediato fanno sorgere due emozioni. La prima è quella di felicità del beneficiario, che si ritrova all’improvviso un ricco saldo. La seconda è legata alle scelte sul come gestire simili somme nel medio e lungo termine. Nel breve ci si rifugia spesso nel conto corrente, considerato spesso privo di alternative.
Il conto corrente costa tanto anche nel breve periodo
Tuttavia, anche nel breve periodo la scelta del c/c può rivelarsi perdente sotto più punti di vista.
Abbiamo anzitutto il fronte dei costi, a partire dall’imposta di bollo al Fisco per giacenze superiori a 5mila euro. L’imposta è pari a 34,20 euro annui, applicata al momento in cui viene emesso il rendiconto o l’estratto conto.
Poi ci sono le commissioni bancarie, variabili da caso a caso. In genere sono i conti online che garantiscono costi al di sotto della media di mercato.
Infine abbiamo l’inflazione, giunta alle stelle in questa estate 2022. Il carovita agisce tanto sul rincaro dei prezzi dei beni e dei servizi, quanto sull’erosione del potere d’acquisto dei risparmi liquidi.
Sul fronte dei ricavi, invece, dobbiamo considerare il c.d. costo opportunità, ossia il mancato guadagno derivante dalla prima alternativa disponibile. Al riguardo, sul brevissimo periodo una possibile soluzione potrebbe offrirla qualche BOT.
Ecco un titolo di Stato alternativo al conto corrente bancario o postale
La scorsa settimana il Tesoro ha emesso un BOT (ISIN IT0005500035) a 6 mesi avente scadenza al 31 gennaio 2023. A differenza dei BTP, i BOT sono prodotti che durano massimo un anno. In sostanza si tratta di soluzioni d’investimento di breve respiro.
Negli ultimissimi anni il loro rendimento è stato negativo, cioè era l’investitore che pagava lo Stato per parcheggiare la liquidità sullo strumento. Tuttavia, il recente rialzo dei rendimenti ha reso profittevoli anche questi titoli di Stato. Nel caso del nostro BOT, la quotazione di mercato al momento in cui scriviamo è pari a 99,789 centesimi. A scadenza, ossia tra circa 180 giorni, il risparmiatore incasserà 100 euro finali. Dunque, ecco un titolo di Stato alternativo al conto corrente per gestire la liquidità nel breve termine.
È evidente che si tratta di un rendimento risicato, ma pur sempre positivo. Inoltre si tratta di un investimento che gode della garanzia dello Stato. Infine, darebbe modo al risparmiatore di predisporre nel frattempo di un piano d’investimento in base al tempo e alle esigenze.
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