Per il piccolo investitore le parole d’ordine in tema di risparmi sono il ritorno del capitale (almeno) a scadenza, costi bassi o nulla e un buon rendimento. La recente pioggia di vendite sui titoli di Stato ha spianato la strada a quella dei potenziali guadagni. Quando il mercato vende, infatti, i prezzi scendono e i secondi salgono. Vediamo come sceglierli senza esporsi agli inconvenienti del lungo termine.
Giovedì 15 la BCE ha aumentato di mezzo punto percentuale il costo del denaro (2,50%), una mossa che non ha spiazzato più di tanto il mercato. Hanno avuto più effetto, invece, le parole per cui ci “si aspetta di alzare ulteriormente i tassi” oltre all’avvio del QT da marzo. Ne è scaturita una pioggia di vendite di bond sovrani, specie di Paesi come il nostro.
Rischio e rendimento vanno a braccetto nel campo degli investimenti
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Il rendimento sale quando i prezzi scendono e viceversa. I ritorni complessivi di un investimento in bond, infatti, dipendono dal suo flusso cedolare e dall’eventuale differenza tra prezzo di acquisto e quello di rimborso o rivendita.
Chi acquista in emissione e porta il titolo a scadenza punta sostanzialmente al flusso cedolare e stop. Cioè sottoscrive a 100 e incassa altrettanto a scadenza.
Negli altri casi, invece, i movimenti dei prezzi sul mercato secondario potrebbero generare tanto una perdita quanto un guadagno in conto capitale. Tutto dipende dal proprio prezzo di acquisto del bond e quello di rivendita (prima della scadenza) o rimborso finale.
Mentre la prima strategia presenta un grado di rischio contenuto, altrettanto non può dirsi per la seconda. Inoltre mai dimenticare che il rendimento sale quando il mercato percepisce un aumento del rischio insito in un dato prodotto finanziario.
Ecco un investimento per guadagnare un 2,83% a Natale del nuovo anno con la liquidità in eccesso
Ora consideriamo il BOT (Buono Ordinario del Tesoro) con scadenza al 14 dicembre 2023, cioè tra quasi un anno esatto. Il bond è di fresca emissione e dal suo collocamento (ISIN IT0005523854) il Tesoro ha raccolto circa 6,418 miliardi di euro.
Queste obbligazioni con durata entro l’anno non prevedono lo stacco cedola come i classici BTP. Qui il rendimento è determinato dal c.d. scarto di emissione, cioè la differenza tra il prezzo di emissione o di acquisto e quello di rimborso finale. In soldoni, quanto più lo si acquista sotto cento tanto maggiore dovrebbe essere il potenziale guadagno finale. Per chi lo rivende prima della scadenza, invece, tutto dipende dal prezzo di vendita.
Venerdì il titolo ha chiuso le contrattazioni al prezzo di 97,244 centesimi. Detta diversamente, ecco un investimento per guadagnare un 2,83% a Natale del nuovo anno (2,479% netto).
Il BOT quale parcheggio della liquidità sul breve termine
Infine vanno aggiunte altre tre considerazioni.
La prima attiene alla durata residua del BOT, abbastanza circoscritta e adatta anche a un parcheggio di breve termine per la liquidità in eccesso sul conto.
La seconda è che questi titoli sono abbastanza liquidi sul mercato secondario, per cui rivenderli prima della scadenza non dovrebbe essere un problema. L’ideale sarebbe quello di farlo a un prezzo almeno pari a quello di acquisto per non perdere soldi in conto capitale.
Infine, di norma il prezzo di mercato dei bond si avvia verso cento con il passare del tempo e l’approssimarsi della scadenza.