L’età ordinamentale per la pensione di vecchiaia è a 67 anni. Qualsiasi forma di anticipo pensionistico permette di uscire dal mondo del lavoro prima di questa età. E anche se la misura che si usa non prevede penalizzazioni, sicuramente la pensione è leggermente decurtata. Sia che si scelga la pensione anticipata ordinaria, la Quota 41, la Quota 100 o la Quota 102 l’età incide sul calcolo. Ma ecco quanto si perde andando in pensione prima.
Perché con l’anticipata la pensione è più bassa?
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Anticipare la pensione ha sempre un costo per il lavoratore. Anche se la misura che si utilizza non prevede penalizzazioni. Questo perché, nel calcolo contributivo che ormai interessa in parte tutti, c’è un meccanismo che penalizza in base all’età di accesso.
C’è da considerare, infatti, che il lavoratore versa un certo numero di anni di contributi. Che corrispondono ad una determinata somma. Per chi eroga la pensione, supponiamo l’INPS, cambia molto che il lavoratore vada in pensione a 62 o 67 anni. Nel primo caso, infatti, dovrà pagare l’assegno mensile per 5 anni in più. E questo va incidere sull’importo dell’assegno.
Ecco quanto si perde andando in pensione con 41 anni e 10 mesi
Prendiamo l’esempio di una donna che a 60 anni raggiunge i 41 anni e 10 mesi di contributi a cui deve aggiungere i 3 mesi di finestra di uscita. Si pensionerà, quindi, con oltre 42 anni di contributi.
Facciamo una simulazione di calcolo prendendo in considerazione solo il sistema contributivo. E supponiamo che la donna abbia sempre lavorato e che la sua retribuzione media in tutti i 42 anni di lavoro sia stata di 2.500 euro. Il suo montante contributivo sarà di 450.450 euro.
Andando in pensione a 60 anni avrebbe un assegno mensile calcolato con il coefficiente di trasformazione del 4,515%. Ed una pensione mensile lorda pari a 1.564 euro circa. Se attendesse il compimento dei 67 anni senza versare altri contributi la sua pensione lorda, sullo stesso montante, sarebbe di 1.931 euro al mese. Perché a 67 si applica un coefficiente di trasformazione del 5,575%. Ovvero di un punto percentuale più alto.
Discorso diverso per chi sceglie, per il pensionamento l’APE sociale, in quel caso la perdita potrebbe essere anche più corposa.
Conviene attendere o andare subito?
Una persona, quindi, che sta per andare in pensione potrebbe avere il dubbio che conviene attendere. Ma è veramente così? Sicuramente ritardare la pensione continuando a lavorare conviene dal punto di vista economico: si aumentano anche i contributi versati. E questo porta ad un assegno sicuramente più corposo.
Ma interrompere il lavoro a 60 anni e attendere il pensionamento a 67 anni per avere l’assegno leggermente più alto per il coefficiente di trasformazione sicuramente non conviene. I 7 anni di pensione percepirà in più, infatti, ammortizzano completamente la perdita che si subisce. E i coefficienti di trasformazione servono proprio a questo. Andare in pensione prima, quindi, non comporta una perdita economica, se si fa il conto nel lungo periodo.
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