Sono moltissime le donne che scelgono di dedicarsi interamente alla cura di figli e famiglia piuttosto che lavorare fuori casa. Da giovani si fanno carico delle faccende domestiche e della crescita dei figli provvedendo ai bisogni primari e di istruzione. In un secondo momento si spendono per fornire assistenza e supporto a genitori o suoceri anziani non più autosufficienti. Ma dopo quanti di fatica e soprattutto a che età può andare in pensione una casalinga?. Quanto deve aspettare per poter contare su un’entrata fissa che ogni mese consenta di affrontare dignitosamente la stagione della vecchiaia? In alcuni casi si potrebbe anche provvedere per proprio conto alla creazione di una sorta di salvadanaio da cui prelevare nella terza età.
Tali versamenti di denaro nel corso degli anni garantirebbero una riserva economica anche prima che si arrivi all’età pensionabile. Pertanto meglio informarsi per capire se alle donne conviene aspettare la pensione sociale INPS o pagare i contributi al Fondo casalinghe. Affinché sia possibile valutare la convenienza di un’eventuale integrazione previdenziale ecco quanto prendono di pensione le donne che non lavorano e non hanno contributi INPS. Fra di esse vi sono anche tutte quelle donne che anche per anni hanno svolto lavori e mansioni a nero. Si pensi a tal proposito alle lavoratrici che si occupano dell’assistenza domiciliare di anziani e disabili o di addette alla pulizie delle abitazioni private.
Ecco quanto prendono di pensione le donne che non lavorano e non hanno contributi INPS
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L’assenza di un regolare contratto di lavoro le penalizza ai fini pensionistici proprio a causa dell’assenza di contribuzione. Non avendo un montante contributivo e quindi una storia assicurativa non possono riscattare gli anni di lavoro. Ma anche in assenza di contribuzione le donne hanno diritto a percepire un sostegno finanziario che corrisponde al cosiddetto assegno sociale. L’importo di questo contributo assistenziale è pari a 460 euro per 13 mensilità se il reddito complessivo del richiedente non supera specifici limiti. Ciò dipende molto dalla condizione economica non solo del beneficiario, ma anche del reddito della coppia.
Da ciò deriva pertanto la differenza fra quanto percepisce di pensione una casalinga coniugata o separata. L’ammontare dell’assegno potrebbe dunque essere inferiore a 460 euro in presenza di redditi cumulati dalla coppia ed eccedenti il limite di legge. Così come è possibile richiedere una quota aggiuntiva, ovvero la maggiorazione a patto di non superare la soglia del reddito personale e coniugale.