Solitamente, la decisione dell’erede di rinunciare all’eredità è motivata da ragioni di carattere economico. In particolare, ciò accade quando i debiti del disponente sono superiori ai crediti. In tal caso, in mancanza di rinuncia, l’erede sarebbe chiamato a rispondere dei debiti del defunto con i propri beni. Ciò in quanto si verifica una confusione tra il patrimonio del de cuius e quello dell’erede. A fronte di questa scelta quasi obbligata, dovuta alla necessità di evitare l’accollo dei debiti altrui, ricorre una domanda pratica. Quanto costa questa scelta? Ed ecco che, in quest’articolo, spiegheremo quanto paga l’erede che vuole rinunciare ad un’eredità che gli arrecherebbe pregiudizio. Ebbene, la risposta è che dipende da come si voglia effettuare la rinuncia.
Come avviene la rinuncia
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Se la rinuncia all’eredità viene fatta in tribunale, si va incontro alle sole spese delle marche da bollo e dell’imposta di registrazione. Se, invece, ci vogliamo rivolgere al notaio, si dovrà pagare anche l’onorario di questi. La rinuncia che non sia resa nell’uno o nell’altro modo è nulla.
Tuttavia, la rinuncia all’eredità non è caratterizzata da particolari formalismi. Basta solo recarsi dal notaio o dal cancelliere, i quali si occuperanno di formalizzare l’altrui volontà. Il termine entro cui va fatta, in mancanza di riferimenti legislativi espliciti, è di 10 anni dall’apertura della successione.
Detto termine, tuttavia, può essere abbreviato, se chiunque vi abbia interesse chiede al tribunale di fissare un termine. In tal caso, entro il termine deciso, l’erede dovrà sciogliere il dubbio, dichiarando se accetta o meno l’eredità. Se, però, l’erede si trova nel possesso dei beni del defunto, la rinuncia va fatta entro 3 mesi dal decesso. Infine, la rinuncia, a differenza dell’accettazione, è sempre revocabile nel termine di prescrizione decennale.
Ecco quanto paga l’erede che vuole rinunciare ad un’eredità che gli arrecherebbe pregiudizio
Per rinunciare all’eredità, dinanzi al cancelliere del tribunale, occorrono i seguenti documenti:
- il certificato di morte;
- il certificato dell’ultima residenza o domicilio del defunto;
- la copia del codice fiscale del defunto e del rinunciante;
- il documento di identità valido e codice fiscale del rinunciante;
- la copia autentica dell’eventuale testamento, se c’è;
- la copia autentica dell’autorizzazione del giudice tutelare, se tra i rinuncianti vi sono minorenni oppure persone dichiarate interdette o inabilitate.
Inoltre, in caso di più rinuncianti, tutti devono comparire personalmente. Se ricorre un’impossibilità, si deve conferire una procura notarile a uno degli altri rinuncianti.
Come indicato, è molto più economico effettuare la rinuncia in tribunale, in quanto così si risparmia l’onorario notarile.
Le spese fisse, invece, sono:
- due marche da bollo da 16,00 euro (una per la rinuncia e una per il ritiro dell’atto);
- l’imposta di registro di 200,00 euro per la registrazione (per ogni rinunciante) da versare a mezzo del modello F23;
- una marca da bollo da 11,06 euro per i diritti di cancelleria (33,18 euro in caso di urgenza).