Le persone in genere confrontano i prezzi dei beni da un fornitore a un altro, dove costa di più e dove costa di meno (ad esempio l’energia elettrica). Un altro raffronto importante riguarda il valore dei soldi nel tempo, cioè quanto valevano mille euro ieri e quanto valgono oggi. È quello che gli economisti chiamano inflazione, ossia la perdita del potere di acquisto dei soldi nel tempo.
Purtroppo si tratta di un problema che riguarda tutti indistintamente, ricchi e poveri. Giusto per avere idea della situazione, ecco quanti soldi si perdono sul conto corrente bancario o un c/c o un libretto postale.
Con l’inflazione alta è meglio investire o restare liquidi?
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In tema di inflazione spesso si commettono due errori molto gravi.
Il primo è quello di considerarla come qualcosa di esterno a noi, cioè che non ci tocca. Interessa solo chi investe e/o chi si occupa di finanza. Niente di più sbagliato, perché il carovita intacca tutto e tutti, senza alcuna discriminazione. Anzi, spesso a rimetterci sono i poveri in quanto meno preparati per combatterla.
La seconda è quello di restare liquidi per paura di sbagliare sul come gestire, ossia investire i risparmi. Ora, un aforisma afferma che chi fa talvolta sbaglia, mentre chi non fa sbaglia sempre.
Tradotto, chi investe potrebbe anche sbagliare strategia e quindi rimetterci del capitale oltre alle perdite del carovita. Ma potrebbe anche succedere il contrario, ossia guadagnare e quindi limare le perdite o chiudere con un saldo reale positivo. Tutto dipende dal proprio tasso di rendimento e dal tasso di inflazione del periodo. Chi resta liquido, invece, è sicuro che incasserà per intero le perdite legate alle spese vive (tasse e commissioni bancarie) e indirette (carovita).
Le stime di inflazione e il rialzo dei tassi della BCE
Giovedì la BCE ha dato una svolta ai tassi di interesse, alzandoli di 0,75 punti. Una presa di posizione molto dura contro il rialzo dei prezzi, ormai a livelli insostenibile. Oggi quindi il tasso principale è pari all’1,25%, mentre quello sui depositi e quello sui prestiti marginali sono dello 0,75% e dell’1,50%.
Inoltre l’Istituto Centrale ha rivisto al rialzo le stime sull’inflazione per l’anno in corso e per il biennio a venire. Ha stimato un tasso dell’8,1% per il 2022, uno del 5,5% per il 2023 e un 2,3% per il 2024.
Ecco quanti soldi si perdono sul conto corrente bancario e postale in 3 anni
Si tratta di cifre alquanto preoccupanti per tutti i risparmiatori, nessuno escluso. Un discorso che si aggrava particolarmente per chi ha deciso di restare liquido sul conto o sul libretto. Il conto di medio termine, infatti, potrebbe essere salato. Proviamo a fare delle stime sul valore reale di 10mila euro al termine del triennio in questione.
Abbiamo anzitutto le commissioni di tenuta conto bancario o postale o online (il libretto postale non prevede costi di gestione). I conti più economici sono quelli online, mentre più cari i conti tradizionali. Stimando una media forfettaria di 4-5 euro mensili per 36 mesi, arriviamo subito a 144-180 euro.
Poi c’è l’imposta di bollo di 34,20 euro annui per le persone fisiche e sulle giacenze sopra i 5mila euro. In pratica si tratta di altri 102,60 euro di spese da sostenere.
Infine abbiamo l’inflazione cumulata del triennio, e anche qui procediamo per stime. A grandi linee si tratta di un altro 15,5% di perdita di potere d’acquisto, cioè in termini reali, in 36 mesi. Una scoppola, praticamente.
Ora, se è vero che chi fa talvolta sbaglia questa volta il non fare presenta un conto finale molto amaro.
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