Ecco quando spettano 260 euro in più sulle pensioni di casalinghe o lavoratrici con pochi contributi  

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Quando l’età pensionabile si avvicina si inizia a pensare a quale sarà l’importo degli assegni pensionistici. Le casalinghe che si occupano delle faccende domestiche e della cura della famiglia potranno finalmente ricevere una piccola rendita. Ed anche le donne che hanno versato pochi anni di contribuzione potranno contare sui ratei previdenziali dell’INPS. I nostri consulenti hanno già indicato a quanto ammonta la pensione sociale INPS per le casalinghe nel 2021 e a partire da quale età. Ed è opportuno sottolineare che gli importi possono cambiare in base sia ai redditi personali che a quelli coniugali. Vi sono infatti contribuenti che percepiscono assegni più alti perché i redditi complessivi si attestano al di sotto di specifiche soglie.

Ed ecco infatti quanto percepisce di pensione una casalinga coniugata o separata in relazione alla propria condizione reddituale. E assai simile è anche la situazione delle lavoratrici che purtroppo hanno tanti buchi nella loro storia contributiva. Alcune di esse hanno dovuto accettare impieghi senza un regolare contratto e non hanno quindi una copertura assicurativa sufficiente ai fini pensionistici. Pur tuttavia l’Ente previdenziale eroga una pensione minima di oltre 500 euro alle donne con pochi anni di contributi in questi casi. E inoltre ecco quando spettano 260 euro in più sulle pensioni di casalinghe o lavoratrici con pochi contributi. In assenza dei requisiti contributivi necessari si matura comunque il diritto ad un trattamento pensionistico minimo ai fini del sostentamento.

Ecco quando spettano 260 euro in più sulle pensioni di casalinghe o lavoratrici con pochi contributi

Lo Stato garantisce l’erogazione di un contributo economico a sostegno dei cittadini più deboli e in difficoltà. Pertanto i soggetti che percepiscono un assegno pensionistico troppo basso hanno diritto ad un’integrazione mensile. Si tratta in sostanza di una somma di denaro aggiuntiva che spetta unicamente in presenza di specifiche condizioni reddituali. Secondo quanto si legge nella circolare INPS n.148/2020 l’attuale importo massimo dell’integrazione al trattamento minimo è di 515,58 euro. L’ammontare di tale beneficio aumenta o diminuisce in base al reddito personale e coniugale del pensionato.

Inoltre non spetta alcuna somma aggiuntiva all’assegno pensionistico se il reddito personale supera la soglia dei 13.405,08 euro. Prendiamo ad esempio la situazione di una donna che percepisce un rateo di 150 euro e possiede redditi annui pari a 10.000 euro. In questo caso l’INPS eroga solo una parte dell’importo massimo di integrazione. E ciò perché si deve sottrarre il limite reddituale di 13.405,08 euro ai 10.000 euro di reddito personale della contribuente. Ne deriva pertanto che una casalinga con un reddito di 10mila euro riceverà all’incirca 260 euro in più di integrazione parziale alla pensione. Al contrario, se avrebbe avuto diritto all’integrazione in misura piena e quindi pari a 515,58 euro con redditi annui di 5.000 euro.

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