Ecco quando la moglie divorziata non ha diritto all’assegno divorzile secondo le sentenze della Cassazione

divorzio

Il divorzio può essere uno dei momenti più complessi nella vita di una persona. Non tanto, probabilmente, per la fine del rapporto in sé. Infatti, due persone possono essere anche sicure che ciò che le teneva unite non esiste più. Più che altro, la difficoltà del divorzio risiede negli strascichi che esso porta con sé. Si pensi alla gestione dei figli, la rottura della famiglia ma anche gli aspetti economici del divorzio.

Spesso, infatti, non vi è solo il problema del discutere a chi vada assegnata la casa familiare, e trovare una nuova abitazione per l’altro degli ex coniugi. Oppure decidere a chi vada attribuito l’affidamento dei figli e le modalità settimanali di visita al padre o alla madre. Molte volte il divorzio porta con sé problemi economici dalla difficile soluzione. Si pensi ai problemi sulla attribuzione e la determinazione dell’assegno divorzile.  L’assegno divorzile è l’obbligazione, in caso di divorzio, a carico di uno dei due coniugi, di riconoscere all’altro un certo apporto economico. In particolare, quando questo non abbia mezzi economici adeguati o comunque non possa procurarseli per ragioni oggettive.

Ecco quando la moglie divorziata non ha diritto all’assegno divorzile secondo le sentenze della Cassazione

Nella valutazione sul se attribuire questo assegno il giudice, in base all’articolo 5 comma 6 legge sul divorzio, tiene conto di molteplici elementi. Le condizioni economiche dei coniugi, le ragioni del divorzio, il contributo personale ed economico che ciascun coniuge ha dato nella formazione del patrimonio della famiglia. Considerando anche il reddito di entrambi e la durata del matrimonio. La norma, peraltro, è molto vaga. Per questo motivo la giurisprudenza negli anni ha svolto una forte attività di interpretazione. Oggi si ritiene che l’assegno divorzile svolga principalmente tre funzioni, assistenziale, perequativa e compensativa. Sulla base di queste funzioni, allora, ecco quando la moglie divorziata non ha diritto a ricevere un contributo economico da parte dell’ex marito.

In sostanza l’assegno divorzile serve a compensare e riequilibrare le posizioni dei coniugi in base all’apporto che ciascuno ha dato alla vita familiare, sia in senso economico che personale. La Corte di Cassazione, con la sentenza n.42145 del 31 dicembre 2021, interviene proprio a precisare uno dei casi in cui l’assegno divorzile non spetta. Il caso era quello di una donna che aveva chiesto e ottenuto dal giudice un assegno divorzile di 300 euro mensili da parte del marito. La Cassazione, però, ha revocato l’attribuzione periodica di denaro, basando il suo ragionamento sulla condizione economica degli ex coniugi.

Mancano i presupposti per ottenere l’assegno

Infatti la donna, da un lato, era avvocato ed avrebbe potuto ben lavorare senza pesare sulle spalle dell’ex marito. Dall’altro lato, proveniva da una famiglia piuttosto agiata proprietaria di vari cespiti immobiliari che fruttavano rendite in locazione. La condizione economica della donna era rimasta del tutto invariata dopo il divorzio. Per questa ragione i giudici hanno escluso di dovere riequilibrare la condizione economica delle parti tramite l’assegno divorzile. Infatti, anche se la donna non lavorava, mentre il marito si, questa non solo avrebbe potuto lavorare  ma godeva anche delle rendite degli immobili familiari. Per questo la Corte ha stabilito che nulla le spettava a titolo di assegno divorzile.

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