Ecco quando la donna che lavora può godere di queste 2 distinte indennità mensili per un periodo anche abbastanza lungo

bambino

Una donna che aspetta un bambino ha bisogno di stabilità, soprattutto economica. Questo perchè deve affrontare un periodo molto delicato della sua vita ma anche spese nuove per accogliere in casa il nuovo nato nel modo migliore. A questo proposito è bene ricordare che esiste un contributo statale per i figli che parte dal settimo mese di gravidanza e non solo. La Legge, poi,  tutela la donna in gravidanza dal licenziamento. E questo dal momento in cui scopre di aspettare un figlio, fino al compimento del primo anno di vita del bambino. In questo periodo, tra l’altro, la neo mamma può anche decidere di lasciare il posto di lavoro volontariamente ricevendo una importante indennità. Solo in due particolari casi, infatti, la NASPI è riconosciuta anche a chi presenta dimissioni.

In questo articolo affronteremo il delicato tema della scadenza del contratto a termine. E cercheremo di capire cosa spetta alla donna in stato di gravidanza che si trova improvvisamente senza lavoro. Ecco quando la donna che lavora può godere di ben 2 indennità se aspetta un bambino.

Scadenza del contratto a termine della donna incinta

La preoccupazione di molte donne che si trovano a scoprire la gravidanza quando sta per scadere il proprio contratto di lavoro a termine è di perdere l’indennità di maternità. La donna in questo caso non è tutelata dalla perdita del lavoro. Nel senso che non interviene nessuna Legge ad impedire al datore di lavoro di non rinnovare il contratto. Ma l’indennità di maternità può essere richiesta anche se il contratto a tempo determinato è terminato prima dell’inizio del congedo obbligatorio.

L’indennità di maternità può essere richiesta  se entro 60 giorni dalla scadenza del contratto a termine inizia il congedo obbligatorio di maternità. Ovvero se la donna si trova, quindi, a 2 mesi dal parto presunto entro due mesi dalla perdita del lavoro.

Ecco quando la donna che lavora può godere di queste 2 distinte indennità mensili per un periodo anche abbastanza lungo

Se la lavoratrice, invece, ha almeno 13 settimane di contributi versati, l’indennità di maternità spetta anche se l’inizio del congedo è più lontano. Vediamo perchè.

Alla scadenza del contratto a termine la lavoratrice ha diritto di richiedere la NASPI. A patto, ovviamente, di possedere i requisiti per l’accesso. Presentando la domanda di indennità di disoccupazione, tra l’altro, la donna si garantisce anche l’indennità di maternità. Quest’ultima, infatti, può essere richiesta in qualsiasi momento della fruizione della NASPI.

L’indennità di disoccupazione si sospende ed inizia il congedo di maternità obbligatorio. Per i 5 mesi in cui la disoccupata percepisce l’indennità di maternità l’INPS non erogherà la NASPI. L’istituto riprenderà ad erogare l’indennità di disoccupazione solo allo scadere del congedo di maternità obbligatorio. E di fatto questo significa che alla donna in stato di gravidanza che perde il lavoro spetta:

  • sia l’indennità di disoccupazione NASPI;
  • sia l’indennità di maternità.

Non essendo i due benefici compatibili, l’INPS non li pagherà contemporaneamente. Ma si sommeranno i periodi di spettanza e di fatta la NASPI avrà una durata più lunga di 5 mesi.

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