La maggior parte delle coppie sposate possiede un conto corrente cointestato per le spese familiari. Altri invece scelgono di cointestare la titolarità del libretto postale. In entrambi i casi conviene conoscere le norme giuridiche che disciplinano la cointestazione delle somme di denaro. Potrebbe infatti succedere che venga meno l’armonia all’interno della coppia o fra i cointestatari. Sarebbe quindi opportuno fare attenzione alla nuova sentenza che autorizza a prelevare tutti i soldi dal conto corrente cointestato in caso di morte. Ciò perché si potrebbe perdere il diritto di proprietà su eventuali depositi bancari o postali. Tale circostanza potrebbe verificarsi non solo in caso di decesso di uno dei cointestatari. Ci si chiede infatti se anche poco prima di una separazione legale uno dei due coniugi ha facoltà di svuotare il conto. Per evitare brutte sorprese si conferma prudente analizzare il dettato legislativo.
Risulta quindi importante a tal fine ricordare in quali casi si perde l’eredità dei soldi su un conto corrente cointestato. E in quale misura gli eredi legittimi hanno diritto a ricevere parte delle somme in giacenza presso un istituto di credito. Se il conto risulta cointestato ciascun cointestatario è titolare della metà del deposito. Ma al momento del decesso come si divide l’eredità dei soldi sul conto cointestato? Quali quote di successione spettano ad esempio ai figli del cointestatario defunto? E soprattutto ecco quando il coniuge può prelevare tutti i soldi dal conto cointestato anche senza comunione dei beni. Ricordiamo che solo chi sceglie il regime patrimoniale della separazione dei beni conserva la proprietà esclusiva dei propri averi. E quindi i patrimoni dei due coniugi restano separati e inaccessibili all’altro.
Ecco quando il coniuge può prelevare tutti i soldi dal conto cointestato anche senza comunione dei beni
Indice dei contenuti
Quando si sottoscrive il contratto per l’apertura di un conto cointestato si deve scegliere fra due diverse opzioni. Esiste infatti il rapporto a firma congiunta e quello a firma disgiunta. Chi opta per quest’ultimo non ha bisogno dell’autorizzazione dell’altro cointestatario per effettuare le operazioni bancarie. Al contrario, in caso di firma congiunta ogni movimentazione e spostamento di denaro necessita dell’assenso dell’altro.
Secondo l’articolo 1854 del codice civile la firma disgiunta conferisce assoluta libertà di azione a ciascun cointestatario. Il che equivale a dire che ogni titolare dovrà rispondere anche di eventuali debiti ed eventualmente del saldo in rosso sul conto. In base a questa premessa consegue che il coniuge ha piena facoltà di ritirare tutto il denaro in giacenza sul conto corrente. E gode di tale diritto anche nel caso in cui vi sia un regime patrimoniale di separazione dei beni. Di conseguenza l’istituto di credito non può rifiutare l’operazione di prelevamento di tutta la giacenza da parte di un cointestatario.