Ecco quando conviene o no andare a convivere col partner

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In questi mesi di vita a semaforo (zona rossa, arancione, gialla) molti hanno optato per la convivenza come soluzione all’impossibilità di frequentarsi. Perché magari i chilometri che separano sono pochi, ma c’è il salto di Regione.

La convivenza però, per avere valore legale, non si attua con la semplice coabitazione. È disciplinata dalla legge n. 76/2016 commi 36-35 dell’art.1, riguarda la vita in comune di due maggiorenni di sesso uguale o diverso. Devono essere uniti da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale.

Non bisogna essere vincolati da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio né da unione civile. Ecco quali sono, con l’aiuto degli Esperti di ProiezionidiBorsa, i diritti dei conviventi e i requisiti necessari per poterlo fare.

La convivenza, un’alternativa al matrimonio o all’unione civile

Ecco quando conviene o no andare a convivere col partner. Per andare a convivere, oltre a quanto detto sopra, bisogna eleggere la residenza nello stesso Comune e nella stessa abitazione.

Ma anche registrarla sullo stesso stato di famiglia. I cittadini stranieri devono presentare un’attestazione redatta dal loro Consolato a proposito dell’effettiva insussistenza di altri vincoli.

Quali sono i diritti dei conviventi

I conviventi di fatto hanno diritto di visita, di assistenza ospedaliera e accesso alle informazioni personali come previsto per i coniugi e familiari (art.1 comma 38,39). Ciascun convivente può designare l’altro quale suo rappresentante. Con poteri pieni o limitati in caso di malattia che comporti incapacità di intendere di volere o per le decisioni in materia di salute.

In caso di morte dell’uno, il partner convivente può essere incaricato di gestire le modalità di donazione degli organi. Ma anche il trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie.

I conviventi di fatto hanno alcuni diritti inerenti all’abitazione (art.1, commi da 42 a 45). In caso di morte del conduttore, il convivente di fatto ha la facoltà di succedergli nel contratto di affitto, (art.1 comma 44). Inoltre, vanta diritti particolari nell’attività di impresa (art.1 comma 46), può essere nominato tutore di figli, curatore o amministratore di patrimoni

È equiparato al coniuge superstite, agli effetti del risarcimento dei danni, se il convivente è deceduto per atto illecito di un terzo.

Chi convive ha diritto a una posizione nelle graduatorie per l’assegnazione dell’alloggio di edilizia popolare, se l’appartenenza a un nucleo familiare procura una preferenza.

I conviventi possono anche disciplinare i rapporti patrimoniali, con la sottoscrizione di un contratto redatto con atto pubblico o scrittura privata. Purché sia autenticata dal Notaio o da un avvocato. Questo contratto deve essere però inviato al Comune.

Ecco quando conviene o no andare a convivere col partner

Per diventare conviventi di fatto, gli interessati devono presentare all’Ufficiale di Anagrafe una apposita dichiarazione sottoscritta da entrambi. Ovviamente, con le fotocopie dei documenti di identità.

La dichiarazione può essere resa al cambio di indirizzo da altro Comune o all’interno dello stesso Comune, ma anche successivamente alla creazione della famiglia anagrafica. La dichiarazione può essere presentata di persona, per via telematica e per raccomandata, con firme digitali.

La registrazione della convivenza si intende confermata quando saranno trascorsi 45 giorni dalla presentazione della dichiarazione.

E se l’amore finisce…

In caso di cessazione della convivenza di fatto, l’ex può ottenere dal giudice il diritto di ricevere alimenti dall’altro convivente. Ma solo qualora versi in stato di bisogno e non possa provvedere al proprio mantenimento (comma 65).

 

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