Fino al 1930 il comfort abitativo dipendeva ancora (per chi se lo poteva permettere) dalla grandezza e dalla qualità architettonica della casa. Oggi le abitazioni sono più piccole, ma le innovazioni tecnologiche, importate da settori come l’elettronica, hanno permesso all’edilizia di creare nuove e migliori condizioni di comfort.
Tuttavia, non è detto che la qualità abitativa che viviamo ci soddisfi. Ecco una piccola guida a cura degli Esperti di Casa e Giardino di ProiezionidiBorsa, per valutare o meno l’ipotesi di un trasloco a breve.
Questi mesi di pandemia potrebbero anche risultare vantaggiosi per spostarsi. C’è meno traffico nelle città, molti artigiani come idraulici, elettricisti e falegnami hanno meno lavoro dal settore terziario. C’è molta offerta di case vuote, sia in affitto che in vendita, soprattutto appartamenti. Mentre scarseggiano gli immobili con terrazzo e giardino.
Quanto contano oggi certi servizi
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La presenza di un box auto e di un ascensore sono elementi di valore ai quali è meglio non rinunciare, se si può.
L’ascensore è considerato indiscutibile per edifici a più di tre piani. Il suo impiego ha consentito la realizzazione di edifici molto alti e ha letteralmente ribaltato il valore dell’appartamento in base al piano. Quelli alti, oggi i più pregiati, un tempo erano i più scomodi e pertanto i meno apprezzati.
Lasciar perdere le offerte in edifici con portierato. È un servizio che si sta estinguendo per l’alto costo. Le sue funzioni vengono svolte da personale part time e sostituite da dotazioni tecniche. Come videocitofoni, cancelli automatizzati, sistemi di antifurto, accensione temporizzata per le luci e l’irrigazione dei giardini.
Preferire sempre il riscaldamento autonomo. Negli edifici dove è adottato, al di là del controllo energetico, il riscaldamento autonomo costituisce un fattore di comfort ambientale. Esso permette di regolare a piacimento e automaticamente la temperatura dei locali.
La composizione sociale del condominio
Ecco perché pensare al trasloco se si vive in un condominio difficile. Se la nostra qualità abitativa non ci soddisfa, bisogna valutare la composizione sociale dello stabile. Questo fattore pesa moltissimo sia sulla civile convivenza quotidiana, sia su come vengono trattate o mantenute le parti comuni.
È bene considerare lo stato patrimoniale dell’immobile, cioè se la maggior parte degli inquilini è in proprietà o in locazione. Nel secondo caso, sarà più difficile che vengano stabilite opere di ristrutturazione a breve termine, anche se necessarie.
Se poi la proprietà è unica o maggioritaria (per esempio di un ente) bisogna capire quali siano le sue intenzioni al riguardo. E se l’amministratore le riferisce davvero oppure no.
Attendere che si liberino tutti gli appartamenti per poter vendere in blocco a un valore più elevato, per esempio. Oppure ristrutturare le parti comuni per riqualificare l’immobile. E poter chiedere canoni più elevati a nuovi inquilini, magari con una destinazione diversa dei locali (uso ufficio, foresteria).
Oppure potrebbe non esserci interesse a fare lavori, a causa della bassa redditività degli affitti riscossi.
Ecco perché meglio pensare al trasloco se si vive in un condominio difficile
Il valore di un immobile e della nostra qualità abitativa può essere compromesso dall’arrivo di attività che, per la loro natura o per come vengono gestite, arrecano disturbo agli inquilini.
Fra questi i rumori molesti, causati da attività che comportano la circolazione di automezzi (officine, laboratori, depositi, esercizi pubblici con tavoli all’aperto). O dalla presenza di strade ad alto traffico.
Ci sono poi i cattivi odori, prodotti da laboratori alimentari, cucine di ristoranti o da attività per le quali vengano impiegati prodotti maleodoranti. Nei giorni scorsi vari telegiornali hanno evidenziato il degrado di cortili in quartieri periferici. Che non vengono sgomberati con frequenza dai rifiuti, che impongono la presenza di attività abusive o mal gestite, che impiegano inquinanti volatili.
Anche questi sono tutti motivi per andarsene.