Ammettiamolo, chiunque si è posto questa domanda almeno una volta nella sua vita: perché ho la calamita per le persone difficili?
Ognuno di noi ha avuto la (s)fortuna di incontrare uomini e donne complicati e di instaurare con loro relazioni problematiche. Amici, colleghi di lavoro e, ancor peggio, potenziali partner possono rappresentare quelli che tanti definiscono in modo scherzoso come dei veri “casi umani”.
Certo, ciascuno ha i suoi problemi e vive situazioni più o meno facili, ma c’è un limite a tutto. Il problema, infatti, non deriva solo e tanto dalle difficoltà altrui ma dal modo in cui queste ricadono su di noi.
Come dimenticare la famosa sindrome della crocerossina, che negli ultimi tempi sembra riguardare anche i maschietti e non più solo il genere femminile.
Se è normale conoscere persone con vite complesse o poco convenzionali, lo è certamente meno andare ad incappare sempre in soggetti altamente problematici.
A questo proposito, gli esperti di cultura di ProiezionidiBorsa hanno cercato una risposta al perché di questa calamita ed ecco alcune possibili spiegazioni.
Ecco perché abbiamo la calamita per le persone problematiche e ci buttiamo nelle relazioni complicate
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Iniziamo dalla prima che ha a che fare con il bisogno di sentirsi utili.
È proprio qui che torna la sindrome della crocerossina, in cui pensiamo di poter salvare gli altri dai loro disagi esistenziali. Prestare il proprio aiuto e tendere la mano ci fa sentire appagati e soddisfatti, riempie il nostro cuore e aumenta l’autostima.
Tuttavia, la verità è che non possiamo sempre risolvere i problemi altrui. Sarebbe utopico, e forse controproducente, credere di essere sulla terra per gestire tutte le questioni di chi soffre.
Inoltre, situazioni come questa possono ritorcersi completamente contro di noi. Invece di risollevare l’altro, rischiamo infatti di cadere insieme a lui.
Passiamo ora alla seconda spiegazione, che stavolta riguarda la capacità di rispecchiarsi in un’altra persona. Specialmente nei momenti difficili, quando il nostro umore è tutt’altro che alle stelle, tendiamo ad avvicinarci a chi soffre. Si tratta di un atteggiamento inconsapevole, caratterizzato dal fatto che vediamo negli altri una parte di noi. In queste situazioni ci sentiamo ascoltati e soprattutto capiti. Occhio, però, perché il nostro potrebbe essere un momento di down passeggero e là inizierebbero i problemi.
Raccontare i problemi come sinonimo di sincerità
Concludiamo con una terza possibile spiegazione, la tendenza a considerare l’apertura verso gli altri come una forma di sincerità e volontà di costruire legami.
Detto in parole semplici, si pensa che chi racconta apertamente le problematiche della sua vita sia una persona sincera e disposta a creare relazioni stabili. Attenzione, perché potrebbe trattarsi piuttosto di una persona che ama compiangersi e sfogare nell’altro le sue frustrazioni. Non sempre chi si apre intende anche instaurare un rapporto duraturo e profondo.
Ecco perché abbiamo la calamita verso relazioni e persone complesse, ma ricordiamoci che un pizzico di sano egoismo non ha mai fatto male a nessuno.
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