Ecco l’errore da non commettere per non perdere la pensione e come evitarlo

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Andare in pensione in Italia ha sostanzialmente un’unica via che passa necessariamente da età e contributi versati. In genere le prestazioni pensionistiche sono assegnate ad un richiedente solo nel momento in cui questo raggiunge i requisiti previsti che come dicevamo sono l’età anagrafica è la contribuzione versata. Spesso però a questi due requisiti che possiamo definire generali, se ne aggiungono altri specifici. Capita spesso così che sono proprio questi requisiti specifici finiscono con l’escludere dei lavoratori da una pensione.

La contribuzione effettiva e perché è fondamentale

Un tipico esempio di quello che diciamo è la contribuzione effettiva. Per molte misure di pensionamento anticipato, tra cui anche la pensione anticipata ordinaria, un requisito fondamentale per poter accedere alla pensione oltre all’età e ai contributi e anche la contribuzione effettiva del lavoro. SI tratta della contribuzione netta, quella che esclude malattia e disoccupazione dai periodi utili.

Per esempio basta non raggiungere i 35 anni di contributi effettivi per essere esclusi dalla pensione anticipata ordinaria, dalla quota 41 e perfino dalla quota 100 o dalla quota 102. Per evitare di restare senza pensione in queste circostanze, meglio verificare la presenza di questi 35 anni effettivi. E nel caso andare a recuperarli con strumenti come il riscatto, il cumulo e così via dicendo. Tutto questo per evitare di presentarsi ai nastri di partenza di una domanda di pensione all’INPS, privi di uno dei requisiti fondamentali per poter accedere alla misura.

La data di versamento del primo contributo previdenziale e quanto è importante per le pensioni

Il discorso praticamente analogo si deve fare per le misure che prevedono l’assenza di contribuzione nel sistema retributivo. Soprattutto con l’avvento della riforma Fornero sono tante le misure che hanno nel primo contributo da versare successivo al 31 dicembre 1995, uno dei requisiti fondamentali. La persona anticipata contributiva per esempio è una di queste misure. Ma lo stesso vale per la pensione di vecchiaia per chi effettivamente ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Un esempio lampante si può fare con il riscatto dell’anno del servizio militare.

Chi lo riscatta e poi pensa di andare in pensione a 64 anni con l’anticipata contributiva, può trovarsi di colpo spiazzato. Se l’anno del militare ricade prima del 1996, il suo riscatto esclude i lavoratori dalla possibilità di accedere alla pensione a 64 anni. Ecco l’errore da non commettere per non perdere la pensione quindi, un errore abbastanza comune. Questo perché molti hanno provveduto da tempo a riscattare questo anno di contribuzione figurativa.

Ecco l’errore da non commettere per non perdere la pensione a 71 anni

Ma l’anno del militare non è l’unico perché lo stesso accade per il riscatto della laurea per esempio. Un errore che può influire anche per il diritto alla pensione a 71 anni, quella che spetta a chi non ha sufficienti contributi per le altre misure. Per poter accedere alla pensione di vecchiaia a 71 anni, per chi ha meno di 20 anni di contribuzione previdenziale versata, il primo versamento a qualsiasi titolo deve essere successivo al 31 dicembre 1995.

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