Grande attenzione si è concentrata negli ultimi tempi sulla sicurezza delle mascherine FFP2. Dopo i sequestri in tutta Italia di mascherine non a norma, il caso delle U-Mask ritirate dal mercato su iniziativa del Ministero della Salute e i test secondo cui il 50% di quelle in commercio non filtra come dovrebbe, ognuno al momento dell’acquisto di un dispositivo di protezione individuale (DPI) si chiede: “sarà sicuro?”. Proiezionidiborsa.it ha già documentato che lo strumento più idoneo a risalire alla certificazione sicura è il sito della Commissione Europea. Ma ecco le mascherine coi codici CE da evitare, senza bisogno della controverifica.
I dispositivi sicuri anche senza codice e quelli da evitare
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Non è detto che una mascherina, per essere sicura, debba avere per forza il codice numerico accanto alla sigla CE. E’ possibile che il dispositivo sia comunque presente negli elenchi dei prodotti validati in deroga dall’INAIL. Se la mascherina è presente in quest’elenco la si può considerare sicura. Pertanto, le regole di base sono due: bisogna sempre diffidare di dispositivi che non sono contemplati nel sito della Commissione né nell’elenco dall’INAIL. Ecco le mascherine coi codici CE da evitare sempre:
a) CE 0865 (ISET, Italia);
b) CE 2037 (CELAB, Italia);
c) CE 1282 (ECM, Italia);
d) CE 2703 (ICR Polska, Polonia);
e) CE 1299 (TSU Slovakia, Slovacchia).
A pubblicare poi una corposa lista di società che hanno presentato certificati sospetti è il sito l’European Safety Federation, organizzazione no profit di produttori, importatori e distributori europei di mascherine e DPI.
Un altro metodo per verificare l’affidabilità
Ma oltre alla sigla CE, c’è un altro sistema per verificare se la mascherina è a norma. Si deve prestare attenzione alla presenza delle istruzioni d’uso e della dichiarazione di conformità (anche con un rimando a un sito Internet). Entrambe devono essere nella lingua del Paese in cui avviene la vendita del dispositivo. Su chi immette sul mercato dispositivi non a norma, servendosi abusivamente delle marcature degli organismi terzi di certificazione accreditati dall’UE, vigilano comunque le camere di commercio, le dogane, le forze di polizia e tutti gli altri apparati preposti. E i numerosi sequestri e procedimenti giudiziari in corso sulle presunte frodi dimostrano che il sistema di vigilanza funziona.