L’assegno unico sui figli a carico è ormai una misura importante per molte famiglie. Valida per il lavoratore dipendente, per il lavoratore autonomo, per il beneficiario del reddito di cittadinanza e pure per il disoccupato. La misura ha preso il posto delle detrazioni per carichi di famiglia, degli assegni per il nucleo familiare e dei vari bonus e premi per bebè e nascite. Ecco il banale errore commesso da chi prende l’assegno unico, e potrebbe costargli anche caro!
La domanda andava fatta a partire dal mese di marzo 2022, mese ed anno a partire dai quali la misura è attiva. Nel 2023, salvo per i casi di prima presentazione a seguito di lieti eventi quali le nascite e le adozioni, la domanda non era necessaria. Ma occorreva un adempimento da espletare, che se mancate, oggi produce la perdita di soldi per molte famiglie.
Ecco il banale errore commesso e ormai irreparabile per chi prende l’assegno unico e perde un sacco di soldi
Indice dei contenuti
Nessuna domanda, ma rinnovare l’ISEE era e resta fondamentale per poter prendere l’assegno unico sui figli a carico fino ai 21 anni di età non compiuti. Non per il diritto alla misura, per il quale basta e avanza la domanda presentata a suo tempo nel 2022. L’ISEE serve per ottenere dall’INPS il giusto importo di assegno unico spettante. Senza ISEE il trattamento che l’INPS riserva ai beneficiari dell’assegno unico è il medesimo di chi ha un ISEE più alto di 40.000 euro.
Significa prendere la somma minima a figlio di assegno unico spettante, ovvero 54 euro circa (per il 2022 era 50 euro esatti). Il rinnovo dell’ISEE 2023 andava fatto ad inizio anno per prendere l’assegno unico in continuità. Senza rinnovo, solo a gennaio i beneficiari hanno preso gli stessi soldi presi fino a dicembre 2022. Da febbraio infatti l’INPS ha calcolato l’assegno unico in base ai nuovi ISEE, tagliandolo di netto a chi l’ISEE non lo aveva rinnovato dopo la sua canonica scadenza del 31 dicembre dell’anno di presentazione della DSU.
Niente da fare per chi non ha rinnovato l’ISEE per tempo
Chi ha rinnovato l’ISEE in ritardo, ma non oltre il 30 giugno del 2023 ha salvaguardato i suoi interessi. Infatti anche se in ritardo, la presentazione della DSU entro il 30 giugno garantiva l’erogazione degli arretrati da febbraio a giugno. Chi invece ha presentato la DSU solo dopo il 1° luglio, ha ormai perso gli eventuali arretrati per i primi mesi del 2023. Ma lo stesso è accaduto a chi non si è reso conto di non avere un ISEE valido nonostante la DSU presentata per tempo. Questo è il caso di chi ha ottenuto dall’INPS un ISEE difforme, magari per non aver dichiarato una Certificazione Unica, oppure per non aver dichiarato una dotazione patrimoniale in banca o alle Poste.