Per chi deve andare in pensione nel 2023 in genere esiste una sola possibilità perché ha raggiunto dei requisiti, tanto anagrafici che contributivi, utili ad una sola misura pensionistica. Anzi, c’è anche chi per colpa di requisiti stringenti, e spesso difficili da centrare, in pensione non ci può nemmeno andare.
Il paradosso vuole che c’è invece chi può optare per diverse misure, a tal punto da dover considerare quale scegliere. Le regole del sistema pensionistico sono particolari e alcune sfaccettature vanno meglio approfondite.
Con 41 anni di contributi nel 2023 due vie di uscita
Indice dei contenuti
Nel 2023 entra in vigore la nuova Quota 103, misura che prevede nei 62 anni di età il limite anagrafico utile all’uscita. E servono esattamente 41 anni di contributi versati. La stessa soglia anagrafica della quota 41 per i precoci. Non è azzardato ipotizzare che ci siano soggetti che nel 2023 raggiungeranno sia i 62 anni di età che i 41 anni di contributi versati. E potrebbero essere soggetti che in quanto caregivers, invalidi, disoccupati o alle prese con lavori gravosi, avrebbero diritto pure alla Quota 41. Soprattutto se hanno un anno di contributi prima dei 19 anni di età a tal punto da poter essere considerati precoci. In questo caso si tratta di lavoratori che hanno diritto ad uscite sia con la Quota 41 precoci che con la nuovissima Quota 103. Nulla cambia dal punto di vista della prestazione, perché in entrambi i casi l’assegno percepito è identico visto che si tratta di un assegno calcolato con il sistema misto. Ma quale scegliere allora? Ecco i consigli utili a chi deve scegliere tra la Quota 103 e la Quota 41 per i precoci, soprattutto per le modalità di richiesta.
Ecco i consigli utili a chi deve scegliere se uscire con Quota 41 o con Quota 103
Uscire da precoci o con la Quota 103? Una domanda lecita questa, che fa propendere la scelta verso la Quota 103 dal punto di vista procedurale. Sono meno i documenti e le carte da produrre all’INPS con la Quota 103. Basterà farsi certificare il diritto alla pensione dall’Istituto. Ed essendo una misura che somma età e contributi, basterà arrivare a 103 e raggiungere sia i 62 anni di età che i 41 anni di contributi. L’unico vincolo è quello dei 35 anni di contribuzione effettiva, che però vale pure per la Quota 41 per i precoci. Per quest’ultima misura però serve per esempio, se l’interessato svolge lavori gravosi, recuperare la documentazione del datore di lavoro dove si evince lo svolgimento di questa attività per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7. Oppure la certificazione ASL a conferma della disabilità al 74% almeno.
A vantaggio della Quota 41 però il fatto che uscendo con la Quota 103, bisognerà rispettare il vincolo del divieto di cumulo dei redditi da pensione con i redditi da lavoro. Non si potranno svolgere attività, una volta pensionati, diverse da quelle da lavoro autonomo occasionale fino al limite dei 5.000 euro annui. Con la Quota 41 per i precoci tale limite non c’è.