Andare in pensione ad una determinata età ha un vincolo comune a tutti e che non fa sconti. La carriera lavorativa, con i contributi da versare sono il vincolo che tutti devono rispettare, a prescindere da quale è la misura pensionistica prescelta. Se manca un anno di contributi niente pensione, e neppure se mancano pochi mesi. Il sistema si regge su questa particolarità che però può essere aggirata. Molti non conoscono le maggiorazioni contributive. Si tratta di strumenti che possono tornare utili per arrivare a raggiungere le soglie contributive utili ad una pensione e soprattutto per consentire uscite anticipate che altrimenti sarebbero pesantemente posticipate. E alcuni esempi per il 2023 dimostrano la bontà di questi strumenti.
Ecco come trasformare 30 anni di contributi facendoli diventare di colpo 35
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Occorre sempre presentare domanda e questo p un dato di fatto eloquente. Infatti ci sono misure e prestazioni, ma anche semplicemente strumenti da usare, che l’INPS non offre automaticamente. Ed anche le maggiorazioni non fanno sconti. Molti non sanno che possono finire con il guadagnare contributi maggiorando quelli già versati. La soluzione utile per esempio a chi si trova con solo 30 anni di contributi e dovrebbe arrivare a 35 anni per poter lasciare il lavoro. Un esempio potrebbe essere la pensione con la nuova Quota 100 flessibile che potrebbero vedere i natali nel 2023 dopo l’ipotetica riforma del Governo Meloni.
Potrebbero lasciare il lavoro quanti compiono 65 anni di età e 35 anni di contributi versati. Ma se gli anni di contributi sono 30? niente pensione e tutto slitta a 67 anni. Due anni di lavoro in più quindi. Ma se questi 30 anni di carriera li ha effettuati un invalido con almeno il 74% di disabilità certificata dalle commissioni ASL per le invalidità civili, tutto può essere risolto. Ecco come trasformare 30 anni di contributi quindi, per poterli rendere utili a diverse misure pensionistiche per le quali possono mancare anche 5 anni di contribuzione.
Quanto vale un anno di lavoro con il 74% di invalidità civile confermata
Ogni anno di lavoro svolto dopo essere stato riconosciuto invalido da diritto a 14 mesi di contribuzione. Infatti questa è la maggiorazione contributiva invalidi. E si può fare così fino ad un massimo di 5 anni. In termini pratici, chi ha lavorato 20 anni con addosso la disabilità, può far valere 40 mesi in più di contribuzione. Chi ne ha lavorati 30 invece, può godere del vantaggio massimo pari a 60 mesi, cioè 5 anni.
Il beneficio però è riconosciuto dietro domanda, come si legge anche sul sito ufficiale dell’INPS. In pratica, gli interessati devono fare richiesta. E tale domanda può essere contestuale alla presentazione della domanda di pensione. Alla domanda però occorre allegare la documentazione che comprova come gli anni di lavoro siano stati effettivamente successivi alla data in cui il diretto interessato è stato riconosciuto disabile.