Il 1 gennaio 2023 si avvina e presto gli italiani potranno tirare un sospiro di sollievo scoprendo che quasi nulla è cambiato. Almeno in ambito previdenziale. La Legge Fornero non è stata abolita come la maggior parte dei lavoratori teme. E che l’unica grande novità è la Quota 103 e lo stravolgimento dell’Opzione donna. Tutti gli altri modi di andare in pensione sono rimasti gli stessi. Vediamo cosa cambia continuando a leggere i prossimi paragrafi.
Le promesse fatte in campagna elettorale e che moltissimi temevano non sono state mantenute. O almeno non ancora. E gli italiani potranno esserne sicuri, in ambito pensioni, solo dal 1 gennaio 2023. Quando si renderanno finalmente conto che la Legge Fornero non è stata cancellata o abolita come prometteva la Lega. E potrà ancora essere usata per andare in pensione anche nel 2023. Ecco come si andrà in pensione dal 1 gennaio, senza troppi scossoni e cambiamenti.
Ancora i vecchi canali d’uscita per l’80% degli italiani
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Circa l’80% dei lavoratori anche nel 2023 utilizzerà ancora i vecchi canali di uscita, ovvero la Legge Fornero. Ancora in pensione, quindi, con pensione anticipata ordinaria. Quella che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi agli uomini e 41 anni e 10 mesi alle donne. E con la pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi maturati.
La prima Legge di Bilancio del Governo Meloni, quindi, non provoca grossi scossoni. Ma si limita a introdurre proroghe e l’ennesima misura temporanea.
Ecco come si andrà in pensione dal 1 gennaio 2023
Tra pochi giorni scade la Quota 102 e al suo posto avremo la Quota 103. Una misura che durerà solo un anno e che richiederà per l’accesso 62 anni di età e 41 anni di contributi. Questa la novità più rilevante in ambito pensioni apportata dalla Legge di Bilancio.
Poi prorogata per un altro anno l’APE sociale, così com’è. E continuerà a richiedere 63 anni di età e 30, 32 o 36 anni di contributi. In base al profilo di tutela a cui si appartiene. Stravolta, invece l’Opzione donna che sarà limitata solo a caregiver e disabili. L’età di accesso sarà diversificata sulla base dei figli avuti e varierà dai 58 ai 60 anni. Solo le disoccupate potranno accedere, indipendentemente dai figli, a 58 anni.
Ma quanti useranno le nuove misure?
Si stima che solo il 20% dei lavoratori userà queste misure, però. Poco più di 11mila lavoratori, secondo le stime della CGIL, uscirà dal mondo del lavoro con la Quota 103. Circa 13mila lavoratori sfrutteranno l’APE sociale e solo 870 lavoratrici useranno l’Opzione donna.
La maggior parte dei lavoratori continuerà ad utilizzare i vecchi canali d’uscita, quelli previsti dalla tanto vituperata Legge Fornero.