A molti lavoratori nessuno dice che la pensione di vecchiaia può essere percepita a 67 anni solo in determinate condizioni.
La stragrande maggioranza dei lavoratori crede che a 67 anni, cascasse il Mondo, la pensione spetti sempre e soprattutto se 20 anni di contributi sono stati versati. Dal 1996 nel sistema pensionistico italiano è entrato in funzione il cosiddetto metodo contributivo. Tutto è radicalmente cambiato. Erano i tempi della riforma Dini, poi inasprita, come effetti, dalla riforma Fornero. Ed anche la certezza della pensione a 67 anni di età, che resta la soglia anagrafica per la quiescenza di vecchiaia, è diventata meno certezza. Ma ci sono soluzioni che consentono ai lavoratori di ovviare a questa condizione di mancata sicurezza di poter andare in pensione.
Ecco come rientrare nella pensione a 67 anni
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Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 ha un problema in più per andare in pensione. E non parliamo di pensione anticipata, bensì della classica pensione di vecchiaia. In termini pratici, il problema per i contributivi puri che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre del 1995 è che la pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi non è una certezza come lo è per chi ha una carriera iniziata prima. Questi ultimi infatti ricadono nel sistema misto. Hanno diritto alla pensione una volta maturata la giusta età e la giusta carriera contributiva.
Per chi è contributivo puro questa certezza non arriva prima dei 71 anni di età. Significa che anche a 67 anni l’INPS potrebbe respingere una domanda di pensione presentata da questi soggetti, nonostante abbiano già completato la combinazione 67+20. Una soluzione però molti lavoratori potrebbero facilmente trovarla. In alcuni casi gratis, mentre in altri casi a pagamento. E adesso vedremo come. Quindi, ecco come rientrare nella pensione a 67 anni anche da contributivo puro pescando tra i periodi di non lavoro precedenti.
Ecco come diventare lavoratori del sistema misto
Per chi si trova nella condizione di non avere sicurezza di andare in pensione nemmeno a 67 anni, ecco quindi che bisogna correggere la carriera. Naturalmente non tutti potranno risolvere il problema, perché chi non ha periodi riscattabili antecedenti il 1996 nulla potrà fare. E la sua ipotetica domanda di pensione all’INPS verrà sonoramente respinta.
Perché questo? Perché la pensione di vecchiaia per il contributivo puro ha bisogno che l’assegno venga liquidato per un importo che non può scendere sotto 1,5 volte l’assegno sociale. Significa una pensione che nel 2023, per via dell’incremento dello stesso assegno sociale previsto per l’inflazione, arriverà a 750 euro al mese se non oltre. Chi per esempio ha diritto ad una pensione di 600 euro, se non ha contributi prima del 1996, dovrà andare in pensione a 71 anni di età. Sempre che l’aspettativa di vita nel 2027, cioè quando il 67enne del 2023 compirà 71 anni, non abbia issato ancora di più l’età pensionabile.
Servirebbe quindi riscattare, dietro pagamento, il periodo di studio universitario per chi si è laureato. Non serve riscattare tutti e 5 gli anni di un corso di laurea potenzialmente riscattabili, ma basterebbe anche il periodo minimo utile a diventare lavoratore del sistema misto. Per gli uomini che non ci hanno già pensato, basta riscattare gratuitamente l’anno di servizio militare.