A volte basta un pizzico di sale per aggiustare una pietanza o un condimento e renderlo gustoso e gradevole al punto giusto. Ossia fargli perdere quel vago senso di insipido senza peraltro scadere nell’esagerazione opposta. Vale la stessa regola anche nel campo degli investimenti, e vediamo di capirne il perché. Ecco come investire con successo 10.000 euro in Borsa.
A volte capita di avere portafogli consistenti nei valori assoluti che in termini di rendimenti rendono molto poco. Un po’ come guadagnare 1.000 € di interessi netti l’anno su un capitale di 100mila € o più. In simili casi si può dire tutto tranne che si tratti di un investimento coi fiocchi.
Meglio investire sul reddito fisso o sul capitale di rischio?
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Ci sono modi e modi di investire e certamente non esiste l’investimento migliore in assoluto. Investire è un po’ come indossare un abito, che innanzitutto deve piacere e andare su misura a chi lo indosserà. In sostanza tutto è relativo e personalizzato.
Il reddito fisso offre la certezza del capitale a scadenza e rende noto in partenza quale sarà il rendimento fino a scadenza. Salvo nel caso di strumenti tradabili sul mercato durante il periodo di maturazione e quindi offrono il fianco a possibili speculazioni.
Di contro gli strumenti sul capitale di rischio sono notoriamente più volatili dei primi e, in teoria, non c’è certezza del capitale a scadenza. Tuttavia, sono più redditizi sul lungo termine, e quindi potenzialmente in grado di aggiungere quel pizzico di sale a un portafoglio “troppo tranquillo”. Ma come fare senza scadere nell’eccesso opposto? Al riguardo, e tra le varie alternative, ecco come investire con successo 10.000 euro in Borsa senza comprare neanche 1 titolo azionario.
Come scegliere i titoli azionari su cui investire?
Investire in Borsa è tutt’altro che semplice: ci si espone a notevoli rischi a fronte di potenziali e lusinghieri ritorni.
A grandi linee, i titoli azionari si possono scegliere o secondo un approccio grafico o attraverso lo studio dei fondamentali. Nel primo caso a farla da padrona è l’analisi tecnica, mentre nel secondo si sviscera in lungo e largo il bilancio societario (ROE, ROA, P/BV, P/E, etc).
In entrambi i casi si richiede all’investitore un minimo di esperienza degli strumenti presi in esame oltre, ovviamente, a un’elevata propensione al rischio. Elementi di base che non sempre può dirsi che si dispongono o che si dispongono a sufficienza.
Ecco come investire con successo 10.000 euro in Borsa senza comprare neanche 1 titolo azionario
Poi c’è un’altra considerazione molto importante, da fare. Se è vero che il rischio lo si contiene attraverso la diversificazione, è meglio avere più titoli in portafoglio anziché 1 o 2, per esempio.
Ora, in questi casi è meglio ricorrere al fondo comune, che può essere attivo (fondo comune d’investimento) o passivo (l’ETF). Nel primo caso i gestori si prefiggono di fare meglio del mercato, di battere il c.d. benchmark. Le serie storiche dimostrano che l’impresa riesce poche volte. L’ETF, invece, replica passivamente il sottostante di riferimento ed è più economico del primo (la struttura che lo governa è più snella). Vediamo più da vicino i fondi passivi.
L’investitore interessato ad “aggiungere sale” al portafoglio potrebbe pensare di inserire una piccola fiche azionaria tra i suoi investimenti. L’ETF garantirebbe almeno 3 elementi, cioè basse spese di gestione, massima diversificazione e una perfomance non peggiore a quella del sottostante.
Quali ETF scegliere per investire 10.000 euro?
Giusto a titolo di esempio, se l’intento fosse quello diinvestire sul mercato domestico allora pensiamo al Lyxor Ftse Mib Ucits ETF – Dist. Oppure all’iShares Ftse Mib Ucits ETF Eur (Acc) o all’Xtrackers Ftse Mib Ucits ETF 1D.
Per chi volesse investire sull’azionariato globale, invece, ecco l’iShares Core MSCI World Ucits ETF Usd (Acc), oppure l’Xtrackers MSCI World Ucits ETF 1C o all’HSBC MSCI World Ucits ETF Usd. E così via per ogni sottostante di riferimento a seconda delle proprie finalità.
Più in generale, gli elementi chiave da considerare su un ETF riguardano la sua storicità e la massa gestita. Quest’ultima, infatti, di norma garantisce un buon rapporto bid/ask nel caso di disinvestimento. Poi è importante la valuta del fondo, il costo complessivo annuo e il tipo di replica del sottostante: fisica o sintetica?
Infine un occhio alla politica dei dividendi, ossia se a distribuzione o ad accumulazione. Sul lungo termine, infatti, quest’ultimi possono risultare più remunerativi grazie al fatto che reinvestono i dividendi incassati nel tempo.