Per determinare l’importo della pensione futura non si tiene conto soltanto dei contributi versati. A pesare sono anche altri due fattori molto importanti: l’età di accesso alla pensione ed i coefficienti di trasformazione. Questi ultimi non dipendono solo dall’età ma anche dall’andamento dell’aspettativa di vita. Proprio la durata della vita media porta i coefficienti in questione a salire o a scendere, determinando una maggior convenienza o meno per il futuro pensionato. Ecco come incide sul calcolo della pensione questo dato soggetto a revisione.
Quando vengono revisionati i coefficienti?
Indice dei contenuti
Essendo uno stabilizzatore importante del sistema previdenziale italiano, il coefficiente di trasformazione si basa sull’aspettativa di vita media dei futuri pensionati. Se l’aspettativa è più alta, ovviamente, il pensionato percepirà l’assegno per più tempo e proprio per questo il loro valore varia nel corso degli anni.
Mentre con la Legge Dini del 1995 si era prevista una revisione decennale dei coefficienti di trasformazione, con la Legge Fornero del 2012 le cose cambiano. La revisione è prevista ogni 3 anni a partire dal 2012. Ma dal 2019 tale revisione si applica ogni biennio. Quelli attualmente in corso, di fatto, sono validi per il biennio 2021/2022.
La quota contributiva della pensione è variabile
Da considerare che il coefficiente di trasformazione influisce solo sulla parte dell’assegno. Mentre non hanno alcun effetto sulla quota retributiva. Ma come funzionano? Al montante contributivo accumulato dal lavoratore viene applicato un coefficiente relativo all’età. Più alta è l’età di accesso alla pensione, più vantaggioso sarà il numero applicato per trasformarla in assegno mensile.
Il prossimo aggiornamento di questo coefficiente si avrà il 1 gennaio 2023. E sarà calcolato sull’’aspettativa di vita ISTAT degli anni precedenti. Che ricordiamo essere caratterizzati dalla pandemia di Covid 19 che ha abbassato l’età media della popolazione.
Ecco come incide sul calcolo pensione la revisione del coefficiente
Nel 2023, quindi, ci si aspetta di avere pensionati leggermente più ricchi. Ricordiamo che la revisione del coefficiente ha effetto solo per i pensionamenti dal 1 gennaio 2023 al 31 dicembre 2024. Di fatto, quindi, non inciderà affatto su chi ha avuto la decorrenza della pensione entro la fine del 2022.
C’è da considerare, inoltre, che oltre questo dato, anche la rivalutazione del montante contributivo influirà sulle pensioni del prossimo anno. Tutti i contributi versati dai lavoratori, che costituiscono il montante contributivo, si rivalutano ogni anno. Ma sulla base di cosa? In base al tasso di capitalizzazione, ovvero la variazione media del PIL su base quinquennale. E nel 2021 il PIL italiano ha avuto un incremento del 6,6%, dopo moltissimi anno con dati vicino allo zero.
Questo avrà un’importanza certamente non di secondo piano sull’importo del montante contributivo e, di riflesso, anche sul calcolo della pensione spettante.
Lettura consigliata
Ecco che pensione di vecchiaia spetta a 67 anni in base ai contributi