Tra gli spauracchi delle famiglie degli ultimi mesi incontriamo l’inflazione, ossia il rialzo dei prezzi e dei servizi finali. Quello che fino a ieri costava 10 euro oggi lo si compra a 11 euro: lo stesso e identico prodotto, nessuna variante. Tranne il prezzo, ovviamente, che da un giorno all’altro è aumentato del 10%.
Alla luce di ciò, dunque, ecco come fare la spesa settimanale nella bella stagione per risparmiare il più possibile.
Come salvare la spesa alimentare settimanale
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Fino a quando le entrate mensili restano invariate o comunque non salgono allo stesso livello dell’inflazione, le soluzioni restano quasi obbligate:
- cambiare preferenze (marchi, tipologie di punto vendita, formato, etc.) a parità di spesa complessiva;
- sacrificare la quantità di beni e servizi acquistati;
- agire su entrambe le leve a disposizione.
Ovviamente ogni famiglia si regolerà secondo virtù o in base alle necessità.
Ecco come fare la spesa settimanale nella bella stagione senza svuotare il portafoglio e portando a tavola prodotti genuini
Vediamo come salvare cavoli e capre, cioè come non compromettere quantità e qualità e sfruttando le opportunità presenti sul mercato.
Una prima soluzione passa dalla scelta dei negozi, dei marchi e dei prodotti meno costosi. Quindi la prima forma di risparmio attiene la scelta di marchi privati rispetto alle grandi marche. Il discorso vale sia con riferimento al punto vendita (ad esempio il discount rispetto alla grande insegna) che per il singolo prodotto. È risaputo che tra 2 yogurt o 2 formaggi etc. identici ma aventi provenienze differenti, il prodotto della casa costa in genere meno.
Una seconda strada obbligata rimanda alla carta fedeltà, ossia la tessera che consente di accedere alle promozioni del punto vendita. Si tratta di un vantaggio reciproco per il rivenditore e il cliente. Quest’ultimo si assicura di accedere ai prodotti a sconto proposti dal negozio il quale, invece, si assicura uno zoccolo duro di clienti.
Attenzione al marketing e alle strategie commerciali
Un secondo gruppo di strategie chiama in causa le politiche di marketing.
Da un lato abbiamo visto che non bisogna cadere vittime delle tecniche di vendita attuate dai rivenditori e che gonfiano lo scontrino finale.
In secondo luogo occorre essere molto attenti alla concorrenza tra i punti vendita. L’inflazione colpisce anche loro, nel senso che aumentano il fatturato in valore nominale (i beni costano di più) ma diminuiscono i volumi di vendita. Quando il pezzo sale, infatti, la domanda scende. Pertanto i loro margini di utile in media si ridurranno.
Questo cambio di scenario li porterà a darsi battaglia sui prezzi e sulle promozioni, pur di strapparsi i clienti. Tutto ciò, almeno in teoria, dovrebbe giovare al consumatore finale.
Sfruttare la bella stagione
Infine ecco un ultimo stratagemma che nella bella stagione risulta più facile da mettere in pratica: la scelta dell’orario per fare la spesa.
Specie nei grandi centri urbani, i punti vendita sono soliti scontare i prezzi del fresco poco prima della chiusura. Latte e derivati, prodotti di gastronomia, frutta e verdura, carne e pesce, dolci ed altro vengono venduti a sconto (solo quelli in scadenza, ovviamente). Esso di solito oscilla tra il 30 e il 50% del prezzo pieno, niente male. Se d’inverno può risultare scomodo fare la spesa alle 20.00 di sera, con il caldo e le giornate che si allungano il cambio orario giova anche al portafoglio.
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