Sono innumerevoli i risparmiatori che invece di aprire un conto corrente in banca preferiscono depositare il denaro presso Poste Italiane. Altri ancora che piuttosto che lasciare i soldi in giacenza sul libretto di risparmio decidono di investirli in prodotti finanziari sicuri. Per chi non intende rischiare il capitale iniziale la scelta dei buoni fruttiferi si rivela vincente perché consente di tenere al sicuro le somme accantonate. Si possono infatti ottenere “Guadagni di oltre 1.100 euro all’anno per i fortunati risparmiatori che possono versare soldi nei buoni fruttiferi postali”.
Se e quando si verifica il decesso del titolare dei buoni fruttiferi o di uno dei due cointestatari come si procede per la richiesta di rimborso? Si tratta infatti molto spesso di investimenti a lungo termine per cui non è remota la possibilità del decesso di chi sottoscrive i buoni postali. Infatti ecco chi può ritirare i soldi dei buoni fruttiferi cointestati e non e quanto costa la tassa di successione all’Agenzia delle Entrate. Del resto, non è da sottovalutare la possibilità di vedere lievitare i risparmi nel corso del tempo senza timore di perdite e fallimenti bancari. Non a caso “Ecco quanti soldi guadagna chi versa soltanto 5.000 euro in questi buoni fruttiferi postali più convenienti e senza rischi”.
Ecco chi può ritirare i soldi dei buoni fruttiferi cointestati e non e quanto costa la tassa di successione all’Agenzia delle Entrate
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Con buona sorte dei risparmiatori sul portale ufficiale di Poste Italiane si legge che i buoni fruttiferi sono esenti da imposta di successione. Ciò significa che non occorre versare alcuna tassa all’Autorità fiscale per acquisire la titolarità del denaro. Secondo quanto stabilisce il DPR 256/89 le norme relative al rimborso a saldo del credito del libretto postale valgono anche per i buoni fruttiferi. E l’articolo 208, c. 1 conferma che “i buoni sono rimborsabili a vista presso l’ufficio di emissione”. Sono sorte tuttavia non poche controversie a causa dei diversi orientamenti di alcune sentenze, spesso di segno opposto, della Corte di Cassazione.
Ciò perché alla morte di uno dei cointestatari benché il buono cointestato preveda pari facoltà di riscossione, Poste italiane blocca il rimborso del credito. Il blocco si protrae fino alla presentazione della dichiarazione di successione e delle diverse pratiche successorie. Ma così facendo viene meno il principio della pari facoltà al rimborso del cointestatario superstite. Quest’ultimo infatti dovrebbe ricevere il denaro in piena autonomia rispetto agli altri eventuali eredi aventi diritto sulle somme di cui era titolare il defunto.
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