Ormai è chiaro che nel 2024 alternative importanti alle normali pensioni di vecchiaia saranno solo quelle a partire dai 63 anni di età. Per le donne serviranno 35 anni di contributi. Invece per i caregivers, i disoccupati, gli invalidi e i lavori gravosi serviranno 36 anni. Per tutti gli altri, bisogna arrivare a 41 anni di contributi. E se vi dicessimo che c’è una via che può anticipare la pensione a 62 anni o addirittura senza limiti di età?
Ecco chi non deve aspettare i 63 anni per andare in pensione perché bastano 37,10 anni di contributi e senza limiti di età
Indice dei contenuti
Per andare in pensione le vie sono tante ed una di queste parla di prepensionamento. Infatti anche nel 2024 sarà attivo un canale di uscita anticipato che però riguarda solo lavoratori alle dipendenze di aziende con almeno 50 addetti in organico. La misura è il contratto di espansione e adesso lo analizzeremo in confronto con le misure appena varate dal Governo e che attendono l’ufficialità dell’approvazione della Legge di Bilancio.
Con il contratto di espansione, che una azienda deve attivare dopo accordo coi sindacati, i lavoratori possono uscire 5 anni prima. Infatti la misura consente il prepensionamento a chi si trova a 5 anni dall’età pensionabile vigente (67 anni di età, ndr). Ma consente di uscire anche a chi si trova a 5 anni dal raggiungimento del numero di anni di contributi utili alle pensioni anticipate. Pertanto, 37,10 anni di contributi per gli uomini e 36,10 per le donne. Perché le pensioni anticipate anche nel 2024 si centrano con 42,10 e 41,10 anni di contributi rispettivamente per uomini e donne.
Il confronto tra i prepensionamenti del contratto di espansione e le nuove misure del Governo
Il difetto del contratto di espansione è che deve essere l’azienda ad attivarlo. Non possono farlo i lavoratori che devono solo accettare o rifiutare l’offerta di prepensionamento. Infatti l’azienda con i sindacati, attiva questo contratto, stabilendo quali saranno i dipendenti a cui offrire il pensionamento anticipato. Se questi accettano, l’azienda si farà carico di finanziare la pensione che al lavoratore verrà erogata mensilmente dall’INPS. Ma perché non accettare? effettivamente il vantaggio è evidente.
Quindi, ecco chi non deve aspettare i 63 anni di età grazie a questa nuova misura. Vantaggiosa pertanto, anche nei confronti delle nuove misure del Governo. Per esempio, chi rientra tra i caregivers, gli invalidi, i lavori gravosi e i disoccupati, deve arrivare a 36 anni di contributi per accedere alla prestazione. Ma soprattutto deve arrivare a 63 anni di età. Con 37,10 anni di contributi invece, il contratto di espansione promette il prepensionamento senza alcun limite anagrafico. Per le donne c’è lo stesso genere di vantaggio, addirittura con un anno in meno di contributi. Ed il vantaggio è ancora maggiore se si confronta il contratto di espansione con la quota 104. Perché per quest’ultima misura servono oltre ai 63 anni, ben 41 anni di contributi.