No, non ci saranno aumenti delle pensioni, purtroppo ProiezionidiBorsa lo ha già illustrato con la presentazione della circolare n.148/2020 dell’INPS. Infatti, si prevede un tasso di inflazione pari allo 0% e nessuna rivalutazione. Eppure ecco chi avrà il prelievo forzoso sulla pensione nel 2021.
Tale effetto non è legato alla ratio di dover ritoccare gli assegni pensionistici per legarli all’andamento dell’economia. Bensì ad una sorta di meccanismo perequativo. Parliamo dei “fortunati” pensionati “sfortunati” fino a tutto il 2021.
Fortunati perché percettori di pensioni superiori a 100.000 euro annui, sfortunati perché saranno “donatori” – anche se il prelievo è forzoso- di un contributo di solidarietà. Invero lo Stato sociale, da sempre ha cercato più volte di predisporre questo prelievo, alla Robin Hood, incontrando vari ostacoli costituzionali. Il contributo di solidarietà, introdotto nel 2011, prevedendo un prelievo a partire dal 5% sulla quota di pensione eccedente 90.000 euro. La Consulta lo ha dichiarato illegittimo nel 2013. Successivamente, con la Legge di Bilancio 2014, il contributo veniva riproposto con elementi tali da far cadere gli ostacoli iniziali. Nel 2016 la Consulta lo dichiarava legittimo, non avendo natura tributaria perché destinato a finanziare la previdenza.
Ecco chi avrà il prelievo forzoso sulla pensione nel 2021
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La Legge di Bilancio del 2019, ha introdotto il contributo di solidarietà per 5 anni. Chi sono gli interessati? Sono tutti coloro che percepiscono assegni superiori a 100.000 euro lordi l’anno. per rispettare il principio della progressività del taglio, si introducono 5 fasce di reddito. Per quanto riguarda le tipologie di pensioni coinvolte, sono le pensioni INPS, calcolate in parte col metodo retributivo.
Ovvero coloro che hanno già contributi versati al 31/12/1995 e non hanno optato per il sistema contributivo. Sono comunque escluse le pensioni ai superstiti, di privilegio, di invalidità, e quelle corrisposte alle vittime del terrorismo. La Corte Costituzionale con la sentenza n. 234/2020, ha dichiarato illegittima la durata fino al 2023, riducendo il periodo fino al 2021. Così che il 2021 dovrebbe essere l’ultimo anno in cui si applica la sforbiciata nei seguenti modi:
- 15% per le pensioni superiori a 100.200,01;
- 30% per le pensioni superiori a 200.400,01;
- 35% per le pensioni superiori a 350.700,01;
- 40% per le pensioni superiori a 501.000,00.
Utilizziamo il periodo ipotetico “dovrebbe”, perché lo stato emergenziale attuale e il deficit del sistema previdenziale lasciano presagire un nuovo intervento legislativo.
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