Una delle conseguenze naturali del matrimonio è, sul piano economico, la comunione legale dei beni tra i coniugi. In base all’articolo 159 Codice Civile i coniugi possono anche stipulare una convenzione diversa. Se, però, non decidono nulla, una volta sposati, entrano in comunione legale dei beni.
La comunione dei beni è, in realtà, un istituto generale, anche due estranei possono essere comproprietari di uno stesso bene. Si parla, infatti, di comunione quando un diritto reale, come la proprietà, spetta, in parti, a più persone. La comunione legale tra coniugi è particolare perché in realtà non ha delle quote, ma risponde più ai canoni di uguaglianza e solidarietà tra i coniugi che devono ispirare il matrimonio. Infatti, il matrimonio è una comunione spirituale e materiale.
La comunione legale ha anche lo scopo di parificare la situazione patrimoniale dei coniugi. Nel senso che può capitare che uno abbia una condizione economica molto più forte dell’altro, magari perché l’una lavora e l’altro si occupa della famiglia. I coniugi, al momento del matrimonio, possono anche scegliere di non lasciar cadere i loro beni in comunione e decidere per il regime di separazione dei beni.
Lo scioglimento della comunione
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Quando il matrimonio finisce e la coppia si separa si interrompe anche la comunione legale. Bisogna, allora, procedere alla divisione dei beni. Ad esempio, un punto particolarmente delicato è l’attribuzione della casa familiare della coppia e come questa assegnazione influisca sull’eventuale assegno di mantenimento.
La Cassazione, con l’ordinanza 20.283, offre novità importanti riguardo un aspetto importante dello scioglimento della comunione. Dunque, ecco a chi spetta la manutenzione degli immobili che erano in comunione.
Il caso era quello di un uomo che chiamava in Tribunale la moglie, dalla quale si era separato. Infatti, l’uomo pretendeva che la donna gli rimborsasse le spese sostenute per manutenere gli immobili caduti in comproprietà una volta sciolta la comunione. L’uomo prima della separazione era solito gestire gli immobili in comproprietà. Una volta passata in giudicato la sentenza di separazione, però, non poteva più, secondo il Tribunale, esercitare il potere di amministrazione disgiunta dei beni.
Infatti, dopo la separazione, valgono le normali regole della comunione e, dunque, ciascun comproprietario per agire ha bisogno del consenso degli altri. Questo consenso, però, l’uomo non lo aveva chiesto alla moglie.
Ecco a chi spetta la manutenzione di immobili in comune
Anche la Cassazione ha analizzato la vicenda. L’unico modo che avrebbe avuto l’uomo, secondo i giudici, di ottenere il rimborso sarebbe stato quello di aver chiesto preventivamente all’ex moglie di provvedere alla manutenzione. Se questa non avesse risposto e non avesse agito in altro modo, cioè fosse rimasta inerte, allora lì l’uomo avrebbe potuto compiere i lavori necessari e chiedere il rimborso.
Secondo la Cassazione, però, nulla di questo è accaduto. L’uomo ha agito di sua esclusiva iniziativa, senza nemmeno interpellare l’ex moglie, diventata comproprietaria dei beni, questo comportamento gli ha fatto perdere qualsiasi diritto al rimborso delle spese.
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