Messa in termini di rendimento, per i sovereign bond l’attuale è indubbiamente una stagione positiva. Certo, guai a dimenticare che i ritorni salgono quando anche i rischi insiti nello strumento e/o nell’emittente di turno aumentano! Si tratta di due facce della stessa medaglia da soppesare a lungo prima di passare all’azione. Al riguardo, per esempio, ecco 3 titoli di Stato a 10 anni con cedola tra il 4,35% e il 5,75%: quale BTP scegliere per ottimizzare il rendimento?
Vedremo tre bond con medesima durata, quasi gli stessi rendimenti ma cedole lorde differenti. Seguendo quali criteri si potrebbe scegliere l’uno o l’altro di essi?
Perché salgono i rendimenti dei titoli di Stato?
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Il risveglio dell’inflazione si è avuto nel 2021, dopo la parentesi più cupa del Covid in cui era addirittura negativa. La cosa preoccupava tanto così si è cercato di sostenerla anche iniettando ulteriore liquidità nel sistema. Tuttavia, le politiche monetarie erano espansive già da anni, mentre quelle fiscali non erano certamente restrittive. Poi è arrivata la guerra che ha comportato tutta una serie di strozzature mondiali (energetiche ed industriali) mentre la domanda globale è letteralmente esplosa.
Il risultato è che si è avuto un ritorno dell’inflazione così come non lo si vedeva da decenni. L’exploit c’è stato soprattutto nel 2022, mentre oggi si può dire che le cose vanno meno peggio. L’inflazione attuale al 5% circa sembra quasi “innocua” se la si paragona ai tassi doppi di alcuni mesi fa.
Ora, cosa c’entra l’inflazione con il reddito fisso? C’entra, primo perché spesso trasforma in negativi i rendimenti percepiti sul reddito fisso. Cioè l’interesse non copre le spese e la perdita di potere d’acquisto. Poi perché porta inevitabilmente a un rialzo dei tassi ufficiali per cui il mercato vende bond per adeguarne i rendimenti.
Ecco 3 titoli di Stato a 10 anni con cedola tra il 4,35% e il 5,75%: quale BTP scegliere per ottimizzare il rendimento?
Vediamo adesso 3 diversi BTP a 10 anni con un rendimento netto atteso intorno al 4%, in linea con le attuali condizioni di mercato. Si tratta di:
- BTP 4,35% (ISIN IT0005544082) in scadenza il 1° novembre 2033. Il titolo ieri ha chiuso a 99,06, per un rendimento effettivo netto annuo intorno al 3,91%;
- BTP 4,40% (ISIN IT0005518128) in scadenza il 1° maggio 2033 (anni residui 9,61). Il prezzo di chiusura di ieri è stato a 99,93 centesimi, quasi alla pari. Il rendimento effettivo netto annuo è del 3,85% circa;
- BTP 5,75% (ISIN IT0003256820) in scadenza il 1° febbraio 2033 (9,37 anni residui). Il bond ieri ha chiuso a 110,36 centesimi (credito d‘imposta: 1,17%) ed è l’unico sopra cento. Il rendimento annuo netto è poco sotto il 3,7%.
Ottimizzare
Come si evince si tratta di bond con rendimenti non molto distanti tra di loro, idem per quanto riguarda la durata residua. Come sceglierli?
A grandi linee, i due bond al 4epassa per cento sono più o meno simili, più adatti al cassettista che cerca una buona rendita periodica di lungo termine.
È il titolo più corto dei tre, invece, quello potenzialmente più speculativo. La cedola è robusta e quindi in grado di coprire l’attuale tasso d’inflazione. Ad esempio lo si potrebbe acquistare per incassare qualche cedola piena prima di rivenderlo tra qualche anno a un prezzo non distante da quello di carico.
Quanto ai movimenti dei prezzi, tutto sarà invece da scoprire, fermo restando che il febbraio 2033 non tornerà mai più ai corsi stratosferici del passato. Ad esempio potrebbe avviarsi anzitempo verso cento se le tensioni sui titoli di Stato fossero destinate a perdurare o ad inasprirsi ancora. Nel caso opposto potrebbe recuperare parte del terreno perso e quindi ritrovarselo a corsi un po’ più degli attuali. In quel caso il mix cedola robusta e piccolo capital gain sarebbe servito, sempre a patto di rivenderlo sul mercato ben prima del 2033.