Dopo anni di tristezza i rendimenti sul reddito fisso sono tornati a farsi interessanti. Oggi l’obiettivo del 3-4% lordo è praticamente alla portata di molti strumenti finanziari di matrice postale e bancaria. Pensiamo al conto deposito, ai buoni postali, ai titoli di Stato, i certificates, etc. che spesso “quasi di base” non offrono meno del 2-3% annuo lordo.
Poi sarà poi il mix di durata, rischio, rendimento, qualità del sottostante e rating emittente, spese, etc. a fare la differenza e a decretare il vero ritorno reale. Ora, prendiamo il caso dei sovereign bond: come sceglierli e inserirli in portafoglio? Tra i tanti in circolazione, ecco 2 titoli di Stato denominati in euro e cedola al 6% e al 6,625%: meglio investire sul titolo italiano o sul bond estero?
Il BTP al 6% con scadenza nel 2031
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Il primo bond che vediamo è il BTP con ISIN IT0001444378 emesso il 1° novembre del 1999 e con scadenza al 1° maggio del 2031. È un trentennale emesso in un’altra epoca, quando gli interessi erano davvero lusinghieri. Infatti il titolo paga una cedola lorda annua del 6%, pari al 3% lordo e al 2,625% netto semestrale. Niente male!
Nel tempo il mercato ne ha adeguato costantemente il rendimento agendo sul prezzo. Cioè ha comprato il bond quando i rendimenti scendevano e viceversa. Così scopriamo che il corso più basso battuto da questo BTP è stato 81,06 nel novembre 2011 mentre quello più alto, 166,05, lo si è avuto a marzo 2015. In pratica un +104 di rialzo (da un estremo all’altro) in appena 40 mesi, manco fosse un titolo di Borsa!
Al momento in cui scriviamo il titolo prezza 112,11 centesimi (credito d’imposta: 1,36%). Per simili durate (anni residui: 7,63) il rendimento netto annuo atteso si aggira sul 3,45% circa, un po’ meno del 4% lordo. Su questo bond, in particolare, influisce positivamente l’alta cedola offerta, un elemento assai gradito dal mercato.
Ecco 2 titoli di Stato denominati in euro e cedola al 6% e al 6,625%: meglio investire sul titolo italiano o sul bond estero?
Il bond straniero con cedola al 6,625% riguarda invece un titolo di Stato rumeno (ISIN XS2538441598) emesso relativamente di recente, ai primi di ottobre 2022. La scadenza è fissata per il 27 settembre 2029 e tra un paio di settimane ci sarà lo stacco dell’unica cedola annua (periodicità annuale).
Il titolo prezza sui 103,74 e, più in generale, soffre di scarsa liquidità rispetto ad altri bond esteri più tradati. Un elemento, questo, da tenere in forte considerazione in caso di disinvestimento anticipato. Ancora, il rimborso finale (tra quasi 6 anni) avverrà normalmente a 100 mentre la tassazione è identica a quella del BTP (12,50%). A questi prezzi, quindi, il rendimento effettivo netto annuo a scadenza si aggira intorno al 5,10%.
Quale titolo scegliere per massimizzare il ritorno dell’investimento?
Nulla da eccepire, si tratta di due prodotti del reddito fisso con buoni ritorni annui sulla medio-lunga scadenza. Anzi, il titolo più corto offre più dell’altro, come mai?
La risposta è nel rischio insito nei due strumenti. È vero, sono entrambi denominati in euro, ma il bond rumeno si scontra con più elementi che lo “condannano” a un rendimento maggiore. A luglio l’inflazione del Paese ha raggiunto il 9,44%, ad agosto il 9,43% e a maggio era addirittura al 10,64%. Sempre a luglio la Banca Centrale rumena ha mantenuto il tasso di interesse di riferimento al 7%, mentre la BCE l’ha portato ieri al 4,50%. Poi si aggiungono considerazioni di natura geopolitica (il lungo confine con l’Ucraina e l’afflusso dei profughi di guerra), di economia domestica e del mercato dei bond in generale. Morale, per attrarre capitali esteri la cedola deve essere giocoforza robusta.
A dirla tutta neanche i BTP oggi se la passano molto bene a considerare i rendimenti offerti oggi lungo il tratto corto e medio della relativa curva. Le ragioni? Anche qui troviamo un mix di fattori quali l’inflazione, i tassi BCE, fattori di politica interna.
Dosare rischio e investimento sempre, in ogni investimento
Dunque, ecco 2 titoli di Stato denominati in euro e cedola al 6% e al 6,625%: meglio investire sul titolo italiano o sul bond estero? Come regolarsi con questi o altri bond similari?
Le strategie che si potrebbero potenzialmente attuare sono tante e variabili in base agli obiettivi. Chi ha buona propensione al rischio potrebbe puntare al bond estero, per esempio. Chi ne ha tanta, invece, potrebbe puntare al mix di cedola e movimento dei prezzi sul medio termine su uno dei due bond. Di contro chi cerca la (relativa) maggiore tranquillità dovrebbe considerare di più il titolo nazionale.
Come sempre, l’importante è informarsi ed essere consapevoli prima che pentirsi poi della scelta effettuata. Ad esempio chi a marzo ha acquistato il BTP Italia confidando nella ricca cedola di settembre è rimasto deluso ed abbiamo già illustrato il perché.
Più in generale, le buone regole d’investimento consigliano di diversificare sempre e di ridurre le spese di gestione il più possibile. Ancora, di ottimizzare il rendimento in base al rischio dello strumento scelto (ed emittente) e alla durata dell’operazione.
In chiusura ricordiamo che ai primi di ottobre arriverà il nuovo BTP Valore con tutte le caratteristiche che abbiamo già illustrato.