I soldi fermi non fanno mai la felicità del risparmiatore. È ricchezza stantia che non produce nulla e che costa anche in termini di mantenimento. Canone dell’eventuale conto corrente, imposta di bollo oltre certe soglie di Legge, inflazione e occasioni perse trasformano la liquidità un colabrodo.
La soluzione passa giocoforza per la via dell’investimento, sul reddito fisso e/o sul capitale di rischio a seconda di almeno 3 elementi. Ossia propensione al rischio, obiettivo dell’investimento e sua durata. Parimenti la differenza la fanno anche i costi di gestione dello strumento prescelto, la tassazione, la sua qualità intrinseca, il tempismo e il grado di diversificazione.
Morale, si fa presto a dire “investire” senza ponderare al meglio tutti questi elementi dalla A alla Z e specifici di ogni singolo risparmiatore. Pertanto, una breve e disinteressata analisi su due delle tante obbligazioni di Stato. In particolare, ecco 2 titoli di Stato che rendono a stretto giro il 3% o il 4% secco.
Il BOT senza cedola ma che prezza sotto cento
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Prendiamo il caso di chi intendesse investire su un orizzonte temporale entro l’anno. Se si tratta di gestire la nuova liquidità, una prima opzione la offre l’offerta Supersmart Premium 300 giorni con tasso lordo annuo a scadenza del 3%. Altrimenti si possono considerare i conti deposito o i Buoni Ordinari del Tesoro.
In quest’ultimo caso, il BOT con ISIN IT0005537094 ha un rendimento lordo a scadenza che supera il 3% (a scadenza infatti viene rimborsato a 100). Il titolo stamane scambia infatti a 97,0009 centesimi, per un guadagno lordo finale del 3,083% su una durata inferiore all’anno (scade il 14 marzo 2024). Per il netto occorre togliere la ritenuta fiscale del 12,50%, le spese di compravendita del titolo e del dossier titoli (se non già aperto).
Nella sua breve vita il bond non stacca nessuna cedola, mentre lentamente si avvierà – salvo complicazioni – verso il valore 100 di rimborso finale.
Ecco 2 titoli di Stato che rendono a stretto giro il 3% o il 4% secco
Allungando di una spanna la durata il discorso non muta, anzi in termini di rendimento diventa ancora più interessante. Consideriamo anche questa volta un titolo a cedola nulla che quindi, nei fatti, si comporta quasi fosse un BOT.
Il riferimento è al BTP IT0005452989, emesso il 15 luglio 2021 e con scadenza a Ferragosto dell’anno prossimo. La durata residua si attesta quindi a 1,37 anni, ossia solo 5 mesi in più rispetto al titolo precedente.
Come anticipato la cedola lorda annua è dello 0,00%, per cui il rendimento sta tutto sul prezzo, quello di acquisto e quello di rivendita. Stamane il bond scambia a 95,84 centesimi e a scadenza verrà rimborsato a 100, per un guadagno lordo finale (quindi su 17 mesi!) del 4,34%.
Come si vede, in entrambi i casi non si tratta di rendimenti a doppia cifra, ma pur sempre interessanti rispetto all’inerzia del restare liquidi a tutti i costi. Sebbene questi guadagni non riescano a coprire dal tasso d’inflazione attuale, almeno ne limano le perdite. Fermo restando che il capitale ivi versato gode comunque della garanzia dello Stato Italiano.