L’appendicite è l’infiammazione dell’appendice, un organo sottile e di forma allungata collocato nel basso ventre, sulla destra. In genere si manifesta durante l’infanzia o in età adolescenziale, ma può presentarsi anche in età adulta.
Lunga tra i 5 e i 10 cm, l’appendice è sita all’inizio del colon. Non si conosce la sua funzione. Di certo, pare ormai più che evidente che la sua rimozione non influenzi in alcun modo la vita futura del paziente.
In caso di attacco di appendicite, in genere si interviene chirurgicamente. Negli ultimi anni si sente però spesso parlare anche di terapia antibiotica a carattere conservativo. Quale approccio medico è considerato più adeguato? Approfondiamo l’argomento.
È sorprendente che in molti preferiscano un intervento chirurgico piuttosto che degli antibiotici per quest’infiammazione molto comune
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In casi gravi come la peritonite non ci sono dubbi: l’intervento chirurgico rappresenta l’unica strada percorribile.
In situazioni non estreme, accade invece che il medico proponga al paziente la possibilità di seguire una cura antibiotica per tenere sotto controllo l’infezione. Questa soluzione potrebbe sembrare allettante. Basti solo pensare al fatto che si evitano anestesia e ferita.
Ma gli stessi soggetti-pazienti nutrono dubbi in tal senso. Ciò si deduce da un sondaggio effettuato su oltre 1.700 americani, riportato sul sito della Fondazione Veronesi.
A persone sane è stato chiesto di scegliere a quale tipo di trattamento vorrebbero essere sottoposti in caso di attacco di appendicite. Ecco le tre opzioni tra cui scegliere:
- classica operazione chirurgica con totale asportazione dell’appendice infiammata tramite taglio sull’addome di circa 5-10 cm;
- laparoscopia, ovvero un tipo di chirurgia poco invasiva che si limita a 3 piccoli forellini sull’addome;
- cura antibiotica per conservare l’organo compromesso.
Nonostante oggigiorno in molti diano grande importanza al fattore estetico, ben l’85% degli intervistati non ha avuto dubbi e ha affermato che vorrebbe essere sottoposto alla classica operazione chirurgica secondo i sistemi tradizionali, ovvero l’incisione diretta dell’addome.
Anche il 4,8% preferirebbe l’intervento ma con il sistema meno invasivo e che dunque lascia meno segni evidenti. Poco più del 10% degli intervistati opterebbe invece per la cura farmacologica.
È sorprendente che in molti preferiscano un intervento chirurgico piuttosto che degli antibiotici per quest’infiammazione molto comune, eppure sono questi i risultati del sondaggio.
La terapia conservativa a base di antibiotici non è sempre la scelta migliore
Come si legge sempre sull’autorevole sito della Fondazione Veronesi, il trattamento esclusivo dell’appendicite tramite cura antibiotica non è sempre il più adeguato. Espone infatti il paziente a un duplice rischio.
Andando ad attenuare i sintomi, i farmaci possono infatti celare un aggravamento del problema. Di conseguenza, il rischio ulteriore è quello di dover operare poi il paziente quando ormai l’appendicite si è infiammata ancora di più. Condizione quindi che pone di fronte ad un quadro clinico maggiormente compromesso e ben più rischioso.
I sintomi che devono far insospettire
I sintomi più classici dell’appendicite sono il dolore addominale spesso accompagnato da nausea, febbre, mancanza di appetito e dolore alla gamba destra.
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