È questo l’aeroporto che da oltre 30 anni non perde un bagaglio. E porta la firma di Renzo Piano

Aeroporto di Kansai

Esiste un aeroporto che non ha mai perso un singolo bagaglio di un passeggero in trent’anni di lavoro. Un curriculum straordinario per un aeroporto straordinario, ma è una qualità sminuita però dal proprio staff: il personale si quasi giustifica dicendo “Non facciamo mica niente di speciale”.
Ma in che modo si può ottenere una cosa del genere? Questo è un record di affidabilità senza precedenti: a tutti, prima o poi, sarà preso un piccolo accidente al non vedere dopo 10 secondi (ma anche, in realtà, un intero minuto!) il proprio bagaglio uscire dai rulli. Eppure c’è chi, anche affidandosi a compagnie solide, professionali e ben pagate rimane comunque vittima di certe problematiche.
Può capitare, certo, ma evidentemente può anche non capitare. La perdita del proprio bagaglio è uno dei problemi più comuni che c’è, tutt’altro che raro, contando pure i tantissimi voli che si fanno ogni giorno.
L’aeroporto usa procedure di sicurezza belle rigorose per evitare problemi, ma alla realtà dei fatti il lavoro è tutt’altro che semplice: spesso se perdiamo una valigia è colpa nostra e molto meno una questione di furti ed errori. Principalmente tutto si riduce, o meglio si riconduce, al personale e c’è un aeroporto che di bagaglio non ne ha perso neanche uno.
E non è che è troppo usato. È solo molto attento. Sapete dove? Potreste non sorprendervi.

Come non perdere un bagaglio

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È in Giappone. Stiamo parlando di un aeroporto ben usato e conosciuto, data la sua posizione un po’ speciale: il Kansai International, opera d’arte di ingegneria che lavora per la stessa regione con quasi 2 km di terminal. Un aeroporto giapponese, complesso, e in parte made in Italy: il terminal è il più lungo del mondo ed è progettato da Renzo Piano.
Kansai International sta sull’isola artificiale di Osaka ed è famoso sul web per essere l’aeroporto che affonda. Facciamo un breve tour della situazione: il Giappone in toto è un’isola zeppa di montagne ed altissima densità di popolazione, ergo per costruire qualcosa di piatto semplicemente non c’è spazio.
Il vecchio aeroporto di Osaka, l’Itami, non ha proprio potuto espandersi, quindi c’è stato bisogno di una soluzione già teorizzata a fine anni ‘60, onde evitare problemi sulla proprietà della terra (e anche per questione rumore). Teorizzata, ma avviata solo diversi anni più tardi a causa di com’è il Giappone: il fondale originale è fatto da un mix di ghiaia/sabbia e acqua, ma il 70% del fondale è di acqua. È stato necessario riempire di sabbia e sassi scavando due montagne per creare effettivamente l’isola.
Ad ogni modo quest’anno sono ben 30 anni che il Kansai è aperto e non ha mai sbagliato coi bagagli; i bagagli vengono smistati in giusto un quarto d’ora grazie all’organizzazione che non rasenta la perfezione, ma ne è la definizione stessa. Qui ogni società deve comunicare in modo dettagliato il carico degli aerei ed essere ben presente al personale, che comunque farà dei controlli durante i viaggi.
Il personale però evidentemente preferisce essere modesto: uno di loro, Kenji Takanishi, afferma che non fanno niente di speciale. Il Kansai dovrà espandersi ulteriormente, però, contando che si stimano 37 mln di passeggeri il prossimo anno. Ce la faranno?
[foto copertina @@Torjrtrx, Istock.com/solo uso editoriale]

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