Siamo quasi a metà autunno 2021 e la situazione legata al rialzo dei prezzi è sempre più seria. Pane e benzina, frutta e verdura, la pizza e l’affitto di casa, non c’è nulla che si salva. L’inflazione è una brutta bestia, e per rendersene conto ecco quanto valgono 10.000 euro dopo 20 anni lasciati su un conto infruttifero o sotto il materasso.
Al rialzo dei prezzi non sfuggono neanche i mutui immobiliari. Negli ultimi mesi, infatti, tasso fisso e variabile hanno ripreso a salire, portandosi a livelli che non vedevamo da mesi. Ciononostante, è questo il miglior tasso per il mutuo di casa ma in guardia a fare questa precisa domanda in banca. Vediamo di scoprire quale.
Tasso fisso contro tasso variabile
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I 2 indici di riferimento per il tasso fisso e variabile sono tornati a crescere. Una brutta situazione per chi attendeva la fine della fase critica della pandemia per comprare casa.
L’IRS (Interest Rate Swap, o anche Eurirs), ossia il tasso interbancario usato come parametro di riferimento per i mutui a tasso fisso, ha rialzato la cresta.
Avevamo chiuso il 2020 con tassi attorno allo zero sulle durate lunghe (20-30 anni), poi lo scenario è mutato con l’anno in corso. Tra continui saliscendi (la situazione è stata più critica a ottobre), oggi oscilla a 0,35% sul ventennale, 0,34% sul 25 anni e 0,30% sul trentennale.
Invece l’indice di riferimento dei mutui a tasso variabile è l’Euribor, a scadenza variabile (1, 3, 6 o 12 mesi). In questo caso i tassi sono ancora saldamente negativi, su tutte le scadenze. Si passa, infatti, dal –0,57% circa della scadenza a 1 e 3 mesi, al –0,54% sui 6 mesi e il –0,48 sui 12. La scadenza benchmarck (cioè: di riferimento) per i mutui è solitamente quella a 3 mesi.
Come scegliere il tasso “giusto” e salvare il bilancio familiare
Abbiamo già visto come scegliere il mutuo più conveniente per l’acquisto di una prima e seconda casa. Tuttavia, cosa scegliere in questo preciso e particolare momento storico?
Fermi restando gli opportuni distinguo, per gli addetti ai lavori la scelta potrebbe ricadere sul tasso fisso. Il perché è presto detto e, com’è facile intuire, rimanda ai costi. Oggi, infatti, la differenza del tasso fisso rispetto a quello variabile (e quindi di rata finale) è decisamente sfumata rispetto al passato.
Numeri alla mano, 130mila euro di mutuo a 20 anni a tasso fisso costano circa 14-18 euro in più al mese rispetto al variabile. Il Lettore potrebbe giustamente obiettare che moltiplicandoli per 12 mesi si ottengono circa 200 euro di costi annui in più.
Tuttavia, va messo sul piatto della bilancia il rischio di un rialzo futuro dei tassi. Oggi sono bassi e il denaro è a buon mercato, ma sarà così anche per i prossimi 15-20 o 30 anni? In definitiva, si può considerare quel maggior costo allo stesso modo di un premio (una polizza) contro il rischio di futuri rialzi degli interessi.
È questo il miglior tasso per il mutuo di casa ma in guardia a fare questa precisa domanda in banca
Infine, un’ultima raccomandazione che deriva dal modo in cui gli istituti bancari determinano il tasso dei mutui fissi. Quest’ultimo è determinato dal livello dell’IRS (di durata pari a quella del mutuo) più un’aggiunta, uno spread, caricato dalla banca.
Alcune banche indicano sin da subito un tasso fisso finale, valido fino a successiva, eventuale modifica. Altre invece lo fissano di giorno in giorno, in base alle dinamiche dell’Eurirs. Pertanto, quando ci si reca in banca è opportuno chiedere com’è calcolato. Potremmo scoprire, infatti, che il tasso comunicato oggi non sarà quello futuro, applicato all’atto dell’erogazione del mutuo.
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