L’obesità è una patologia che interessa sempre più persone, non solo tra gli adulti, ma anche fra i giovani. Essa può portare a gravi conseguenze per la salute e può condurre anche alla morte. Per contrastarla, bisogna necessariamente migliorare il proprio stile di vita, ma anche la chirurgia può aiutare. Vediamo come.
Stando agli ultimi dati disponibili, di fine anno 2022, l’obesità rappresenta una vera e propria emergenza di salute pubblica, non solo nel Mondo ma anche in Italia. I numeri, infatti, sono davvero impetuosi e parlano di una popolazione sempre più in sovrappeso e di un aumento del numero di persone obese, tra cui molti bambini.
L’obesità, per essere contrastata efficacemente, deve essere considerata innanzitutto come una vera e propria patologia. Essa, come ben sappiamo, si verifica a causa dell’accumulo di grasso corporeo, al quale sono associate diverse malattie, come quelle cardiovascolari, il diabete di tipo 2, l’ipercolesterolemia e così via. Inoltre, è un fattore di rischio per vari tumori e per l’insufficienza respiratoria, ed è anche considerata la seconda causa di morte in Italia, dopo il fumo.
È possibile ridurre i kg in eccesso? Vediamo quali sono i possibili approcci
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Per contrastare l’obesità, si possono valutare varie opzioni terapeutiche, tra cui i farmaci e la chirurgia. Riguardo i primi, esistono i cosiddetti farmaci iniettivi che avrebbero un potente effetto anti fame. Nati inizialmente come farmaci contro il diabete, essi sarebbero in grado anche di far perdere 10-20 kg di peso, senza provocare ipoglicemia.
Sulla chirurgia, invece, bisognerebbe effettuare un’analisi un po’ più approfondita, fermo restando che, in entrambi i casi, è fondamentale puntare tutto sulla prevenzione. Infatti, per guarire veramente bisognerebbe innanzitutto condurre uno stile di vita sano, introducendo un’alimentazione equilibrata e svolgendo regolare attività fisica.
In alcuni casi la chirurgia è la migliore strada
Riguardo alla chirurgia, la soluzione più adatta per far fronte all’obesità è chirurgia bariatrica. Si tratta di un insieme di interventi mini invasivi, mirati alla riduzione del peso e alla cura delle malattie che possono insorgere per via dell’obesità. Ma è vero che, in media, è possibile ridurre i kg in eccesso fino al 70%, con questo tipo di chirurgia? La risposta è sì, come confermato anche dagli esperti di Humanitas (anche se il dato varia da soggetto a soggetto).
Gli interventi bariatrici, attualmente riconosciuti a livello internazionale, sono 4, ma i più eseguiti sono sicuramente 2, ossia la “Sleeve Gastrectomy” ed il “Bypass Gastrico”.
Il primo intervento consiste nella rimozione verticale di una porzione significativa dello stomaco. Ciò riduce sensibilmente l’appetito e porta ad un aumento della sensazione di pienezza, che si traduce in una perdita di peso. Nel lungo periodo, la procedura è molto ben tollerata e le persone, in genere, non accusano particolari insofferenze.
Il bypass gastrico, invece, è un intervento restrittivo ormonale. Anche in questo caso, si verifica una perdita di peso grazie alla diminuzione dell’appetito e all’aumento della sensazione di sazietà, ma con un approccio diverso. Infatti, questa procedura prevede la creazione di una tasca gastrica, separata dallo stomaco, che riesce a contenere solo piccole quantità di cibo e che si svuota direttamente in un tratto di intestino tenue. Tale intervento è particolarmente indicato per i pazienti con diabete di tipo 2 in fase avanzata e per coloro che soffrono di grave reflusso gastroesofageo.
È possibile ridurre i kg in eccesso? Controindicazioni e pazienti non idonei a questi interventi
Nonostante i risultati incoraggianti, la chirurgia bariatrica non è comunque esente da controindicazioni e non può essere applicata a chiunque. Infatti, in genere, si tende ad escludere questo approccio in assenza di tentativi più conservativi (come, ad esempio, una dieta ipocalorica prescritta da uno specialista). Oppure, si tende a non consigliare questi interventi ai soggetti che soffrono di alcolismo, psicosi scompensata, bulimia nervosa o tossicodipendenza.
Quindi, in ogni caso, si consiglia di valutare le varie opzioni, confrontandosi sempre con il proprio medico curante che, conoscendo la storia clinica del paziente, saprà di certo cosa fare.