Quest’oggi la Redazione di ProiezionidiBorsa mette a confronto due possibili profili di risparmiatori. E li accosta a due dei tanti strumenti di gestione del risparmio che si trovano sul mercato. In particolare ci chiederemo se è più scaltro e lungimirante il risparmiatore che tiene i soldi su un conto corrente o chi sceglie di avere un conto deposito. Procediamo con ordine.
Il conto corrente
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Il conto corrente fa riferimento a un contratto tra cliente e banca, mediante il quale quest’ultima svolge i c.d. servizi di cassa a favore del primo. Ossia ne gestisce i risparmi versati ed eroga a suo favore tutta una serie di servizi. Tipo il prelievo contanti, la domiciliazione utenze, l’emissione di assegni, etc. Fino alla soglia dei 100.000 euro sono un prodotto sicuro, se la banca scelta aderisce al FITD.
Sul capitolo costi, va anzitutto detto, che sopra i 5.000 euro di giacenza si pagano 34,20 euro annui di imposta di bollo allo Stato. La maggior parte di essi prevede, poi, regolari spese di tenuta conto, che variano da banca a banca. Il più delle volte si tratta di prodotti a pacchetto, ossia includono tot servizi gratis annui, mentre fanno pagare tutto il resto.
Sono, invece, gratis i c.d. conti base, ma valevoli solo per determinate categorie di clienti. Oppure eventuali c/c offerti in promozione, o comunque quelli “minimal” previsti di default dal piano commerciale dell’istituto di riferimento.
Infine, la stragrande maggioranza di essi non offrono interessi attivi sulle somme depositate.
Il conto deposito
Il conto deposito è uno speciale conto remunerato che permette di parcheggiare, dai tre mesi fino ai tre anni le somme “in eccedenza”. Per vivere ha bisogno di un conto corrente detto, appunto, conto d’appoggio.
Il loro vantaggio è che, spesso, prevedono delle forme di remunerazioni sulle somme depositate. La misura dell’interesse attivo riconosciuto è, tuttavia, spesso riservata a nuovi clienti e ai risparmi vincolati.
Infine, altre due considerazioni. Anche per essi vale la garanzia fino ai 100.000, come nel caso dei c/c, e in più, a fine anno, si paga l’imposta del 2 per mille sulle somme depositate.
Chi è il risparmiatore più lungimirante
Secondo le stime ufficiali ABI e Banca d’Italia i c/c degli italiani traboccano di contanti. In particolare, la giacenza media annua lasciata cu un c/c oscilla sui 18.000 euro. Dunque, è più scaltro e lungimirante il risparmiatore che tiene i soldi su un conto corrente o chi sceglie di avere un conto deposito?
Come sempre, proviamo a ragionare con dati e numeri anziché procedere in termini vaghi e non ancorati a possibili esempi concreti.
Prendiamo un ipotetico risparmiatore che abbia 20.000 euro medi e che decida di tenerli per un anno sul c/c. Ora, quanto gli renderebbe una simile scelta? Ragionando per grandi linee, abbiamo anzitutto i 34,20 euro di imposta di bollo. Poi ipotizziamo un costo medio annuo di tenuta conto pari a 12 euro (1 euro al mese).
Infine c’è l’inflazione: per il 2020, l’ISTAT la calcola pari al –0,20%, ma questo dato è un’eccezione frutto della grave crisi senza precedenti, sorta col Covid. Per rendere più reale l’esempio, e non far passare l’eccezione per la norma, ipotizziamone una media e, comunque, molto bassa, ad esempio dello 0,30%. Quindi, in un anno, sarebbero altri 60 euro persi in termini reali (e non nominali).
Cumulando le tre voci, e ipotizzando come possibile un’inflazione allo 0,3%, la scelta di tenere 20.000 euro fermi costerebbe all’incirca 100 euro annui. Tra costi realmente sostenuti e perdite da inflazione.
Valorizzare sempre i propri risparmi
Ora, immaginiamo, invece, che, sempre lo stesso risparmiatore, decidesse di tenere 4.500 sul conto per le ordinarie esigenze. E di voler destinare i restanti 15.500 euro su un conto deposito. Certo, in questi casi, vanno ponderati anche gli eventuali vincoli da deposito con quelle che sono le proprie possibili future esigenze.
Abbiamo fatto un rapido giro in rete e abbiamo scoperto diverse valide promozioni in corso. Tra queste, vi è quella di una banca che si accolla l’imposta di bollo per tutto l’anno a venire.
Inoltre offre l’1,25% lordo sulle somme depositate fino al giugno 2021, per poi far scendere questo tasso lordo all’1,00%. Ancora, in caso di chiusura anticipata del conto le somme sono disponibili dopo un mese circa, senza perdere gli interessi.
Quindi, al netto delle tasse, sarebbero all’incirca 130 euro netti, a cui andrebbe tolta l’inflazione. Sempre ipotizzandola pari allo 0,30%, ne verrebbe un saldo finale intorno ai +70 euro.
Ecco, dunque, illustrato se è più scaltro e lungimirante il risparmiatore che tiene i soldi su un conto corrente o chi sceglie di avere un conto deposito.
Infine, in quest’altro articolo mettiamo a confronto il rendimento a un anno di altri due strumenti finanziari: Buoni postali e BOT.