Quasi tutti i lavoratori raggiungono la pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni a parte di aver versato almeno 20 anni di contributi. Può capitare, però, che anche in presenza dei 20 anni di contributi e dell’età richiesta, al lavoratore non spetti la pensione. Questo perché bisogna sempre tenere in considerazione la data spartiacque rappresentava dall’anno 1996.
Si tratta dell’anno in cui è entrata in vigore la Legge Dini del 1995, ovvero la riforma previdenziale che ha introdotto il calcolo contributivo. Dicevamo che si tratta di una data fondamentale, questo perché va ad impattare non solo sulla modalità di calcolo dell’assegno, ma anche sui requisiti necessari per l’accesso alla pensione. È pericoloso non raggiungere una pensione di un determinato importo perché questo potrebbe voler dire che non verrebbe liquidata a 67 anni. Questo perchè non esiste una sola pensione di vecchiaia.
Con metodo contributivo e con metodo misto
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Per chi ha contributi versati prima del 31 dicembre 1995 c’è una duplice convenienza:
- da una parte l’applicazione del sistema retributivo fino al 31 dicembre 1995 o fino al 31 dicembre 2011;
- dall’altra la possibilità di poter fruire per l’integrazione al trattamento minimo.
Avere una quota della pensione calcolata con il sistema retributivo, già di per sé è molto conveniente. Se a questo si aggiunge il fatto di poteri integrare la pensione al minimo, si comprende pienamente quanto sia importante avere contributi prima del 1996. Per chi si trova in questa condizione infatti, e si vede liquidare una pensione di un importo troppo basso può affidarsi alla possibilità di vederlo aumentato a 525 euro mensili.
È pericoloso non raggiungere una pensione di 525 o 702 euro e si rischia di dover attendere obbligatoriamente altri 4 anni
Per chi, suo malgrado, non ha nessun contributo versato prima del 1996, le cose si complicano. Oltre al requisito dell’età e a quello contributivo è necessario rispettarne un terzo. L’assegno liquidato dovrà avere obbligatoriamente un importo pari o superiore a 702 euro. Ovvero dovrà essere pari o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale INPS che, nel 2022, ha un importo di €468 al mese. Per chi non raggiunge questo importo la pensione non verrà liquidata a 67 anni. E si dovrà obbligatoriamente attendere di compierne 71. E ritardare quindi la pensione di 4 anni.
I due importi da tener presente sono quindi:
- 525 euro al mese per chi ha contributi versati prima del 1996. In questo caso se non si raggiunge l’importo citato si ha la possibilità di integrazione al trattamento minimo;
- 702 euro al mese invece per chi non ha contributi versati prima del 1996 perché in caso contrario bisognerà attendere il compimento dei 71 anni.
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