Il tagliere è uno strumento di cucina versatile e comodo, declinabile in una miriade di colori, forme e grandezze. Una regola fondamentale in termini di sicurezza alimentare in cucina vuole che per ogni alimento esista il suo tagliere, senza commistione di odori e sapori. Ma è meglio un tagliere in plastica o un tagliere in legno?
Il tagliere in legno
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Non esiste una norma che imponga l’utilizzo di uno o dell’altro, per cui c’è molta discrezionalità in materia. In genere, i taglieri in legno sono molto più solidi e stabili di quelli in plastica. Permettono, quindi, di dedicare la giusta attenzione al taglio di alimenti più solidi e voluminosi. Il tagliere in legno è meno soggetto a usura e ad abrasioni o tagli, in quanto sul legno questi risultano meno visibili che sulla plastica.
È con riguardo al fattore igiene e pulizia che, tuttavia, esistono le maggiori differenze. In genere, mentre i taglieri in plastica sono lavabili in lavastoviglie a temperature sufficientemente alte, lo stesso non è possibile per quelli in legno. Il legno tende, infatti, a rovinarsi se sottoposto a temperature troppo alto.
La versione in plastica
Ma è meglio un tagliere in plastica o un tagliere in legno? La risposta dipende molto dalle proprie esigenze. Il tagliere in plastica è decisamente più comodo e semplice da pulire e igienizzare. Per evitare contaminazioni alimentari è meglio acquistarne tanti di colori diversi, anche molto sottili, ognuno per categoria di alimento. La frutta avrà il suo tagliere e lo stesso accadrà per la carne, il pesce, il pane e i vegetali.
La plastica, inoltre, tende ad assorbire molti meno odori e sapori rispetto al legno, che presenta una superficie ricca di pori.
Le differenze esistono anche riguardo alle esigenze di spazio. I taglieri in plastica sono estremamente malleabili e quindi è semplice organizzare la loro sistemazione in cucina. Un po’ meno semplice è la collocazione del tagliere in legno, che comunque occupa un certo volume di spazio. La scelta è comunque totalmente discrezionale, non esistendo una norma alimentare che scoraggia l’utilizzo dell’uno o dell’altro.