Tutto ciò che offri con carità, cercando il volto di Dio, sarà da Lui benedetto.
Parole dolci del Corano, ma un filino ironiche quando vengono accostate all’uomo più ricco di tutti i tempi, dagli sviluppatori di un gioco che fa delle civiltà, del commercio, delle meraviglie, della cultura e degli eserciti della storia un lungo e meraviglioso gioco di strategia.
Quando pensiamo ai soldi può capitare di ricordarci, magari con genuina invidia, alla ricchezza delle persone attualmente più ricche al mondo. Bill Gates, Jeff Bezos, Elon Musk et alii, nomi famosi ed importanti, chi più e chi meno, per le motivazioni più disparate.
Nomi e ricchezze che impallidiscono di fronte all’uomo più ricco del mondo, o meglio, colui che viene definito all’unanimità come l’uomo storicamente più ricco nella storia dell’uomo tutto. Chi è? Chi fu, piuttosto: Musa I, meglio conosciuto come Mansa Musa, nono mansa (sovrano ereditario) dell’Impero del Mali dal 1312.
Il nono imperatore del Mali: Mansa Musa
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Mansa Musa, nato attorno al 1280, apparteneva a una famiglia facoltosa vicina alla corte reale. Nel 1312 salì al trono dopo la misteriosa scomparsa del re Mansa Abubakari, partito per una spedizione nell’Oceano Atlantico. Durante il suo regno, Mansa Musa trasformò l’impero del Mali in una delle nazioni più ricche e potenti del mondo.
Uno dei primi atti di Mansa Musa fu la trasformazione di Timbuktu in un centro culturale e intellettuale. La città divenne un polo di attrazione per studiosi e intellettuali da tutta l’Africa, grazie alla costruzione di scuole, biblioteche e moschee. Due piccioni con una fava: rafforzò la coesione culturale dell’impero e ne aumentò esponenzialmente il prestigio.
Un esempio? Andiamo sul celebre una decina d’anni dopo essere salito al trono, così come descritto da uno storico.
Musa partì con un enorme seguito di 60.000 uomini, 12.000 schiavi carichi di quattro libbre d’oro in barre a testa, araldi vestiti di seta con cavalli con staffe d’oro e ottanta cammelli, ciascuno con una somma dalle cinquanta alle trecento libbre d’oro in polvere donata a ciascun povero che egli avesse incontrato sul suo cammino. Lungo il tragitto, che gli fece attraversare Il Cairo (in cui incontrò il sultano mamelucco al-Nasir Muhammad) e Medina, distribuì a vario titolo un’enorme quantità d’oro oltre a far edificare ogni venerdì una nuova moschea per pregarvi; si dice che l’oro elargito fu tale da causare in Egitto un periodo di inflazione che durò per dodici anni.
E che impero, quello del Mali. Un patrimonio ineluttabile
L’impero del Mali, 50 milioni di persone sotto la guida di Mansa Musa, comprendeva ciò che oggi include giusto qualche luogo: Mauritania meridionale, il Senegal, il Gambia, la Guinea, il Mali, il Burkina Faso, il Niger, l’Algeria meridionale e il Ciad.
Mansa Musa fece la sua fortuna attraverso la produzione e il commercio di oro e sale, due delle risorse più preziose dell’epoca. Le sue carovane attraversavano il Sahara per portare queste ricchezze ai mercati del Mediterraneo. Certo però che una parte significativa della sua ricchezza proveniva anche dal commercio degli schiavi, una realtà non proprio applicabile nel nostro periodo storico, per fortuna. E quant’era la sua fortuna? 367 miliardi di dollari, più o meno.
Siamo ben oltre i nomi moderni, vero?