È facile arrivare a 20 anni di contributi e andare in pensione a 64 o 67 anni presentando questa domanda all’INPS anche se non si lavora

INPS

Perdere il lavoro è una cosa che mai come in questi mesi ha riguardato molti contribuenti. Chi per colpa della perdita del lavoro non riesce a completare i 20 anni di contribuzione minima per andare in pensione, rischia grosso. Infatti tutti i versamenti precedenti rischiano di diventare inutili per la pensione di vecchiaia a 67 anni o a 64 per i contributivi. La soglia minima non può essere in nessun caso disattesa, a meno che non si rientri in particolari deroghe come quelle della Legge Amato. Chi per esempio ha versato 19 anni, a 67 anni non potrà andare in pensione (servono 20 anni). E i 19 anni saranno inutilizzati. Si chiamano contributi silenti, che restano all’INPS nonostante siano stati versati e non si trasformano in rendita (pensione) per il soggetto che li ha versati.

È facile arrivare a 20 anni di contributi e andare in pensione a 64 o 67 anni presentando questa domanda all’INPS anche se non si lavora

Perdere il lavoro dopo aver versato 19 anni di contributi è una autentica sciagura. Soprattutto per chi perde il lavoro ad una età che difficilmente riesce ad essere idonea per trovarne uno nuovo (64 o 65 anni per esempio). Versare 19 anni e dover ripiegare, a 67 anni di età, su una misura assistenziale come l’assegno sociale, sempre che le condizioni reddituali lo permettano, non è certo un evento positivo. Ma esistono alcune soluzioni che permettono di arrivare a 20 anni di contributi anche non lavorando. Non si tratta di un miracolo o di un trucco illecito. Sono le normative che lo permettono, in alcuni casi grazie ai contributi figurativi, altre volte invece, “comprando” contributi. Usare il termine comprare può sembrare azzardato, ma rende meglio l’idea di quello che il sistema permette, tra riscatto di contributi, versamenti volontari e così via.

Le tante vie per riempire una carriera lavorativa di quei contributi mancanti per poter andare in pensione

Ciò di cui parliamo riguarda quanti si trovano a non aver raggiunto i 20 anni di contributi. Ma può facilmente essere esteso il tutto a chi si trova con qualche anno in meno dalla Quota 100, dalla Quota 102, dalle pensioni anticipate ordinarie o dall’APE sociale. Si può chiedere all’INPS, presentando opportuna domanda, di versare i cosiddetti contributi volontari.

Una tra le tante vie per riempire una carriera lavorativa versando un corrispettivo. È facile arrivare a 20 anni di contributi con queste soluzioni. C’è chi per esempio, non ha mai richiamato il periodo del servizio militare, perfettamente valido per la pensione. Ci sarebbe  poi la possibilità di riscattare il corso di studio universitario. Va ricordato che riscattare i periodi di vuoto contributivo come anche la Pace Fiscale consentiva, può essere una soluzione a rientrare anche in misure oggi sparite dall’orizzonte come la Quota 100.

Esiste un meccanismo chiamato cristallizzazione del diritto che permette a chi raggiunge una determinata combinazione di età e contributi entro una determinata data, di avere accesso ad una misura anche se cessata. Chi grazie a periodi riscattati che ricadono prima del 31 dicembre 2021, completai 38 anni di contributi utili alla Quota 100, può ancora utilizzarla per la pensione, anche a 62 se completati entro la stessa data del 31 dicembre scorso.

Approfondimento

Molti non sanno che andando in pensione prima si perdono circa 300 euro di assegno e farebbero meglio a continuare a lavorare fino a 67 anni

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