Se cointestare un conto corrente rappresenta in molti casi un vantaggio su imposte e oneri, d’altro canto potrebbe esporre a dei pericoli. Lo evidenziano diverse sentenze della Corte di Cassazione che nel tempo hanno fatto luce su aspetti particolari presi in esame. È altamente rischioso lasciare i soldi sul conto corrente cointestato in questi casi perché scatta il prelievo senza limiti sui depositi. Vediamo come funziona.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi?
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Il conto corrente cointestato è una forma di gestione dei risparmi che solitamente scelgono le coppie, i genitori con i figli o altri soggetti. Una maggiore libertà di operatività e di autonomia di ciascun titolare sul conto la offre la firma disgiunta. Questa particolare sottoscrizione del contratto prevede che ciascun titolare operi sul conto senza l’autorizzazione dell’altro. Considerando i costi che comporta un conto corrente, molti scelgono la cointestazione per tenere i risparmi in un unico “salvadanaio” e ridurre le emorragie economiche.
Tuttavia, è utile non trascurare anche i possibili svantaggi di questa formula. Un esempio riguarda la presunzione di comproprietà delle somme in deposito. Generalmente, i soldi presenti su un conto cointestato a due persone si considerano appartenenti al 50% delle quote. È così fino a prova contraria, anche se è solo un soggetto a versare le quote. È ormai prassi consolidata per la giurisprudenza come indica le sentenza della Cassazione Civile, sez. II, 02/12/2013 n. 26991. Laddove il conto sia intestato a più persone, i rapporti interni tra i correntisti non si considerano regolati dall’art. 1854 del codice civile. Si tiene conto dell’articolo n. 1298, comma 2 del codice civile. Questo significa che il debito e il credito solidale si dividono in quote uguali a meno che non risulti diversamente.
È altamente rischioso lasciare i soldi sul conto corrente cointestato in questi casi perché scatta il prelievo senza limiti sui depositi
Al riguardo, una recente sentenza della Cassazione ha fatto luce sui depositi che il convivente di una defunta ha prelevato interamente dal conto cointestato. Le figlie della defunta, nonché eredi legittime, hanno citato in giudizio l’istituto di credito per aver concesso il prelievo dell’intera somma depositata. La Cassazione ha sollevato l’istituto di credito dal dovere di controllare le attività di prelievo ribadendo quanto prevede l’art 1298 del codice civile. In caso di morte di un cointestatario del conto a firma disgiunta, come ribadiscono gli Ermellini, si realizza una solidarietà attiva. Questo significa che laddove subentri il decesso di un titolare l’altro ha la facoltà di chiedere alla banca l’intero saldo dei depositi. Tuttavia, è utile tenere a mente che le somme in deposito si considerano di proprietà dei titolari nella misura del 50%. Quindi, in caso di prelievo oltre il diritto, il soggetto deve rispondere agli eredi della quota indebitamente prelevata. È altamente rischioso lasciare i soldi sul conto corrente cointestato in questi casi perché scatta il prelievo senza limiti sui depositi. Tuttavia, resta fermo il diritto che gli eredi possono far valere sul 50% della quota di successione.
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