La nuova banca della guerra ci suggerisce su quali investimenti puntare, da qui all’eternità. Ecco perché.
L’industria bellica, fino ad oggi, era gravata di restrizioni e regolamentazioni che ne rendevano meno appetibile l’investimento. Pensiamo alle numerose regolamentazioni, passibili di cambiamenti repentini in base al susseguirsi dei Governi, o ai rischi legati a controversie accese in merito alla violazione dei diritti umani, o ancora, al blocco innescato dalle questioni etiche.
Ma oggi cambia tutto, e la nascita della DSR Bank ci dà un segnale impossibile da sottovalutare: d’ora in poi, investire in aziende che producono armi o strumenti di difesa sarà facilissimo, e con ampie garanzie di rendita. Il tutto con l’ampliamento a settori strategici. Questo perché la struttura che si sta costruendo garantirà un mercato costante, senza bisogno di emergenze. Il concetto è: il riarmo farà parte dell’economia circolare, senza dover chiedersi “se” ci sarà una guerra, ma “quando”. E se anche la guerra non ci sarà, il bisogno di difendersi e di essere resilienti sarà ugualmente intrinseco, così come gli investimenti del settore che potranno contare su una “regolamentazione a sé” indipendente dal cambio dei Governi o dalle fluttuazioni del resto dei Mercati.
Cos’è DSR Bank e perché segna una pietra miliare sugli investimenti nell’industria bellica e strategica
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La Defence, Security, and Resilience Bank (DSR) sta nascendo oggi, sull’onda del conflitto in Ucraina o del potenziale attacco della Russia all’Europa, ma la volontà del progetto va ben oltre: permettere alle industrie belliche di riscattare la loro fetta di Mercato, spaziando su comparti correlati, per sempre. Ma andiamo per gradi.
Ad un certo punto, la spesa per la Difesa europea è diventata la nuova strategia per la crescita economica, forse alla luce del fallimento del precedente progetto, il Green Deal, che invece ha affossato numerosi settori dell’industria nonché alimentato inflazione e perdita di potere economico e di competitività. La nuova banca della guerra nasce dunque con l’obiettivo di creare un’altra Europa, e come specifica il suo fondatore, Rob Murray, “La Dsr Bank si propone come una soluzione per colmare il deficit di finanziamento della difesa“.
Che prosegue, specificando che si dovrà riuscire a contrastare il pericolo russo, contemplando “nuovi modi di pensare alla guerra, comprendendo anche la sicurezza energetica, alimentare, e delle infrastrutture critiche“. Affermazione che ci fa ben comprendere quali potranno essere i risvolti futuri legati a chi deterrà il vero potere sui comparti fondamentali, e come sfruttarla per orientare il proprio portafoglio.
La DSR Bank è davvero Europea? Non propriamente…
Nel pratico, la nuova banca si comporterà come le altre, ma con l’erogazione di finanziamenti a tassi molto agevolati agli Stati, che potranno così investire in modo più efficiente nel riarmo e nelle infrastrutture sopra citate. Gli azionisti della banca saranno gli Stati ma si punta anche e forse soprattutto al privato. Si sta procedendo molto velocemente per far partire la DSR, e Murray pensa che già entro il 2026 saranno già stati effettuati tutti i passaggi burocratici e normativi per “il taglio del nastro”.
Attraverso l’emissione di obbligazioni garantite con rating AAA, cioè ai tassi più bassi disponibili sul mercato, la DSR Bank mira a ridurre i costi di finanziamento e fornire risorse sostenibili per la modernizzazione della difesa. Inoltre, la banca si propone di garantire liquidità ai fornitori e attrarre investimenti privati nel settore della difesa
Murray però ricorda che la nuova banca non sarà “rinchiusa all’interno dell’UE”, anzi: “l’unica opzione praticabile per risolvere la crisi della difesa deve includere gli Stati Uniti, poiché l’Europa non ha la capacità di raccogliere capitali né la capacità produttiva per competere con il complesso militare-industriale della Russia“. Non a caso, lo stesso fondatore è un ex responsabile dell’innovazione della Nato, mentre tra gli altri sostenitori troviamo altri personaggi ex NATO, ex Difesa del Regno Unito e del Canada o ex task force impiegate a combattere la pandemia da Covid, ex Senatori americani ed ex dirigenti di Jp Morgan.
In sostanza, abbattendo i limiti che fino ad oggi impedivano al mercato delle armi/difesa di entrare a pieno titolo nell’ordinarietà degli investimenti, saranno assicurate risorse alle fabbriche belliche, con o senza la guerra. Con occhi puntati sulle infrastrutture correlate. Nuovi comparti su cui puntare, da qui al futuro, proprio perché adesso si stanno ridisegnando le regole sulla crescita economica dell’UE.